Economia circolare, un nuovo modello per l'Italia

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Un modello di economia circolare per l’Italia. È in consultazione pubblica dal 12 luglio sul sito del Ministero dell’Ambiente un documento che, per la prima volta, indica un vero e proprio “cambio di paradigma” per l’economia italiana. Un nuovo modo di consumare, produrre, fare impresa.

“Una nuova politica industriale finalizzata alla sostenibilità e all’innovazione in grado di incrementare la competitività del prodotto e della manifattura italiana” si legge nella presentazione a cura del ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti e del ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda.

Il documento, aperto a commenti e integrazioni fino al 18 settembre, rappresenta un tassello fondamentale della più ampia Strategia Nazionale per lo Sviluppo sostenibile. Una road map che il governo italiano presenterà a breve anche all’Onu, sulla scia dei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) dell’Agenda 2030 e dell’Accordo di Parigi sul clima, entrambi adottati nel 2015.

L’economia circolare è un modello di business dalle enormi potenzialità ma richiede un nuovo approccio al mercato, ai clienti e alle risorse, basato sulla valorizzazione dei rifiuti, su un maggior utilizzo delle rinnovabili, sul riuso delle materie prime. Un modello che Enel sta già concretamente applicando.

Convinzione del governo è che l’Italia, paese povero di materie prime ma con una lunga tradizione di creatività e design, abbia le caratteristiche e le capacità per sviluppare modelli di business “circolari” per valorizzare al meglio il Made in Italy e il ruolo delle tantissime piccole e medie imprese.

L’innovazione è il cardine del passaggio dall’economia lineare a quella circolare. La trasformazione digitale del sistema produttivo e le tecnologie della cosiddetta Industria 4.0 offrono già oggi soluzioni per rendere possibili ed efficienti produzioni più sostenibili. Ma la trasformazione dei rifiuti in risorse ad alto valore aggiunto richiede tecnologie, processi, servizi e modelli imprenditoriali creativi, quindi investimenti in ricerca e innovazione. Secondo il documento “sarà necessario ideare e sviluppare sistemi di rigenerazione, riuso e riparazione dei beni, facilitando la manutenzione dei prodotti e aumentandone la durata di vita. Le imprese dovranno concepire i propri prodotti in modo da consentirne che questi, una volta utilizzati, siano destinati ad essere riparati e riutilizzati”.

Il documento tocca misure già esistenti (Green Power Procurement, Simbiosi industriali, Criteri Minimi ambientali ed Extended Producer Responsability) e suggerisce una revisione degli incentivi alle imprese e alle famiglie. I primi riguardano principalmente le attività di estrazione di materie prime, ricerca e innovazione, design e produzione. Il riesame dell’attuazione delle politiche ambientali italiane da parte della Commissione Europea del marzo 2017 suggerisce di trasferire una parte del carico fiscale dal lavoro alle risorse naturali, con la possibilità di ottenere un doppio dividendo, ambientale e dell’efficienza economica. Gli incentivi alle famiglie, invece, riguardano la “domanda” per spostare il carico fiscale dal reddito ai consumi. Gli incentivi che favoriscono il riciclo/recupero e scoraggiano lo smaltimento in discarica possono  interessare entrambe le categorie.

Tutte le azioni di “economia circolare” devono essere necessariamente misurabili. Il documento del Ministero prende come benchmark l’approccio alla misurazione della circolarità sviluppato da Enel che tiene conto di tutti e 5 i pilastri dell’economia circolare: input sostenibili, sharing, product as service, estensione vita utile, fine vita.

La direzione di marcia auspicata dal governo raccoglie non solo le conclusioni del recente B7, organizzato da Confindustria in vista del G7 ospitato dall’Italia, ma anche del primo Festival dello Sviluppo sostenibile organizzato da ASviS.

Nella presentazione della consultazione il governo si dice convinto che “gli obiettivi esposti siano largamente condivisi”, ma vista la complessità e la rilevanza del documento ha deciso di “raccogliere in piena trasparenza i contributi di tutti gli organi istituzionali competenti, le imprese, gli esperti e i cittadini che sono quotidianamente coinvolti sul tema dell'economia circolare al fine di arrivare alla elaborazione di un documento che sia il frutto di un processo condiviso e partecipato”.

Un approccio circolare per muoversi insieme verso un nuovo modello economico.