In bici sulle dighe: in sella tra cielo, acqua e vento

In bici sulle dighe: in sella tra cielo, acqua e vento

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In bici sulle dighe, il progetto dedicato agli sportivi appassionati di ciclismo, natura ed energia sostenibile, torna per la seconda edizione, lungo tutta Italia.

Dopo il successo del 2018, che ha visto protagoniste 12 dighe di Enel Green Power, l’iniziativa, promossa in collaborazione con Il Sole 24 Ore, propone un nuovo “mini Giro d’Italia” all’insegna della sostenibilità: sei percorsi attraverso paesaggi, natura, territori, tradizioni, sport, per scoprire cinque dighe di impianti idroelettrici, e, novità di quest’anno, un impianto eolico.

Un viaggio in bicicletta tra cielo, acqua e vento alla scoperta delle tecnologie rinnovabili, da quella idroelettrica a quella eolica, simboli di energia pulita e protagoniste della transizione energetica verso una produzione a zero emissioni.

Tra sport, paesaggi e tradizioni

L’edizione 2019 di In bici sulle dighe tocca cinque dighe, da quella di Castello, in Piemonte, a quelle in Emilia Romagna e Veneto, per poi scendere verso il Centro-Sud, tra Abruzzo e Basilicata, fino al parco eolico di Pietragalla, in provincia di Potenza.

Un tour da seguire tappa dopo tappa nell’apposita sezione online de Il Sole 24 Ore, dove è possibile scoprire caratteristiche, storia, curiosità dei territori che ospitano gli impianti Enel Green Power, oltre a schede con informazioni e dati tecnici di queste opere di ingegneria ormai integrate nel paesaggio.

Come lo scorso anno, il progetto è anche su Strava, il più noto social network tra gli sportivi: usando l’App, gli appassionati di ciclismo possono confrontarsi dal 14 al 28 luglio in tutta Italia con una delle sfide legate ai percorsi di In bici sulle dighe, e vincere un badge digitale.

Energie da scoprire

I luoghi protagonisti di questa nuova edizione rappresentano un pezzo della storia del territorio italiano e delle sue eccellenze. Storie di sviluppo e crescita, oggi sempre più nel segno della sostenibilità ambientale, sociale e tecnologica. Percorsi da riscoprire attraverso i nostri impianti rinnovabili.

Castello

In Piemonte, incastonata nel Parco Naturale del Monviso, dove nasce il Po, sorge la diga di Castello. Costruita nel 1942 a 1587 metri sul livello del mare, la diga alimenta la centrale idroelettrica di Castelfiorito: qui l’acqua arriva tramite una condotta forzata e fa girare due turbine Francis da 15,5 MW. La strada che la costeggia porta al colle dell’Agnello: 16 chilometri per scalatori esperti con pendenza media intorno al 10% che culminano a oltre 2700 metri di altitudine. Una salita che ha scritto la storia sia del Giro d’Italia sia del Tour de France.

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Paduli

Al confine tra Toscana ed Emilia, la diga del Paduli, nota anche come diga del Lagastrello, sbarra il corso del torrente Enza nella sua parte più alta e occupa la piana omonima, situata a circa 1.145 metri sul livello del mare. La diga, ultimata nel 1911, alimenta la centrale di Rimagna, nel comune di Monchio delle Corti, in provincia di Parma, e fa parte degli impianti idroelettrici situati sull’asta fluviale dei fiumi Enza e Cedra, nel cuore dell’Appennino Tosco-Emiliano.

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Santa Caterina

Nel Cadore, al margine del Parco Naturale delle Tre Cime, sulla strada che porta a Misurina e Cortina d’Ampezzo, si trova il lago d’Auronzo, un invaso artificiale creato nel 1930 con la costruzione della diga che blocca il fiume Ansiei. Proprio dove termina la diga, che sorge a oltre 800 metri sul livello del mare, si trova una piccola cappella del 1500 dedicata a Santa Caterina, da cui il nome dell’impianto. La diga alimenta la centrale idroelettrica di Pelos, nel comune di Vigo di Cadore, che insieme al lago artificiale è stato motore di sviluppo di quest’area, in particolare per il turismo e lo sport d’acqua.

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Masseria Nicodemo

Nell'alta valle del fiume Sinni, alla confluenza con il torrente Cogliandrino, nel comune di Lauria, in provincia di Potenza, si trova la diga Masseria Nicodemo. Realizzata negli anni ’70, ha dato vita a un invaso artificiale noto anche con il nome di lago di Cogliandrino. Grazie a una galleria di deviazione e a una condotta forzata che coprono un dislivello di oltre 580 metri, la diga alimenta la centrale di Castrocucco, situata al confine tra Basilicata e Calabria. L’impianto fornisce energia a circa 60.000 famiglie e contribuisce alla salvaguardia dell’habitat naturale di quest’area, incastonata tra il mar Tirreno e il Parco Nazionale del Pollino.

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Campotosto

Nel Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga, a circa 1.300 metri sul livello del mare, sorge il lago artificiale di Campotosto: con i suoi 1.400 ettari di superficie, è il secondo più grande d’Europa e il più grande d'Abruzzo. L’invaso, dal punto di vista idrografico, fa parte del bacino del fiume Vomano ed è stato realizzato ripristinando artificialmente, con tre sbarramenti (diga di Sella Pedicate, diga del Rio Fucino e diga di Poggio Cancelli), l’antico lago di Campotosto di origine glaciale, di cui era rimasta traccia sotto forma di conca palustre. Il sistema di condotte che partono dal lago ricopre un dislivello totale di circa 1.200 metri e alimenta tre centrali idroelettriche (Provvidenza, San Giacomo e Montorio), in grado di produrre oltre 530GWh l’anno.

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Pietragalla

Il parco eolico di EGP a Pietragalla, in Basilicata, è il primo impianto eolico italiano integrato con un sistema di accumulo dell’energia (storage). È formato da 9 aerogeneratori da 2 MW ciascuno, per una potenza nominale complessiva installata di 18 MW. Come nelle centrali idroelettriche, anche in quelle eoliche l’elettricità è prodotta da una turbina mossa dalla forza del vento, la cui velocità, intensità e direzione sono costantemente monitorate da una stazione meteorologica. Questo permette di prevedere la produzione giornaliera di energia, mentre per compensare eventuali discontinuità, data la natura della risorsa eolica, e contribuire alla stabilità della rete elettrica, interviene il sistema di storage, collegato attraverso cavi interrati agli aerogeneratori.

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