
Come funzionano le comunità energetiche
A seguito della messa in esercizio dell’impianto o degli impianti che costituiscono una comunità energetica, è possibile presentare formale richiesta degli incentivi previsti per l’energia condivisa al GSE anche con l’intercessione di un’azienda esterna e incaricata a tale scopo.
I suddetti incentivi non vengono riconosciuti a tutta l’energia prodotta, ma coprono solo la quantità di energia condivisa e contestualmente utilizzata tra i membri che costituiscono la comunità energetica, ovvero a quella consumata nella stessa fascia oraria di produzione. Nel caso in cui la produzione di elettricità superi la soglia di consumo, alla comunità viene riconosciuto un valore economico pari al costo dell’energia eccedente, senza ulteriori benefici.
L’energia elettrica in eccesso può essere conservata in sistemi di accumulo come batterie elettrochimiche agli ioni di litio, per essere utilizzata in seguito o in momenti della giornata in cui la produzione da fonti rinnovabili è ostacolata (come per esempio di notte, quando i pannelli fotovoltaici non possono trasformare l’energia solare in elettricità), o per rispondere a eventuali picchi di fabbisogno energetico.
Applicazione delle comunità energetiche nel settore fotovoltaico
Indubbiamente le comunità energetiche che decidono di puntare sulla produzione di energia solare accedono a numerosi vantaggi.
Per loro natura, i pannelli fotovoltaici sono impianti facilmente adattabili a contesti sia urbani che rurali: per fare un esempio, una PMI o una pubblica amministrazione possono agevolare l’installazione degli impianti sui tetti di numerosi edifici, come stabilimenti, industrie e fabbriche, immobili pubblici o privati, scuole e biblioteche, e così via.
Parallelamente alle comunità di quartiere, è possibile costituire anche comunità agricole e di borgo: affiancando o alternando – per esempio – le coltivazioni a filari con i pannelli fotovoltaici in terreni che possono essere messi a disposizione da uno o più membri della comunità, oppure resi disponibili da un soggetto terzo.
È per questo che, grazie all’ottimizzazione degli spazi e delle risorse, le comunità energetiche fotovoltaiche sono particolarmente utilizzate per soddisfare le specifiche esigenze di un territorio e di una comunità, in virtù della loro elevata capacità di adattamento a ogni tipologia di contesto.
Inoltre, le moderne tecnologie del settore fotovoltaico consentono il sistematico impiego di materiali riciclati e riciclabili nella produzione di pannelli e impianti solari, che in questo modo possono essere facilmente recuperati o destinati ad altro utilizzo al loro fine vita – enfatizzando quei principi di economia circolare che sono un altro dei pilastri fondamentali per lo sviluppo sostenibile della società.
Impatto dell'energia condivisa nella transizione energetica
La transizione energetica è un vero e proprio cambiamento di paradigma che vuole riportare le persone, le loro esigenze e il loro benessere, al centro di una nuova idea di sviluppo sostenibile.
Per questo, le comunità energetiche rappresentano un’evoluzione esemplare del collettivo impegno di cittadini, istituzioni e imprese verso le tematiche del cambiamento climatico, della decarbonizzazione, della sicurezza e indipendenza energetica. Una consapevolezza che come Gruppo abbiamo sempre incoraggiato e supportato. I parchi solari di Casei Gerola e Malvezzi, realizzati anche grazie al contributo dei cittadini che hanno aderito alle iniziative di crowdfunding, dimostrano come l’utilizzo sempre più capillare ed efficiente delle fonti rinnovabili possa dare vita a un nuovo modello di crescita, che coinvolge le persone.
Infatti, attraverso le comunità energetiche, cittadini e imprese, istituzioni e associazioni, enti e organizzazioni no-profit possono unirsi per contribuire in prima persona alla crescita sostenibile del nostro Paese, innescando benefici trasversali e condivisi e diventando protagonisti della transizione energetica.
FAQ
Quali sono le differenze tra comunità energetica e autoconsumo collettivo?
Con autoconsumo collettivo si intende una molteplicità di utenze collegate a un singolo impianto di energia rinnovabile di cui ne condividono il domicilio (per esempio, gli abitanti di un condominio o le attività di un centro commerciale), mentre quando persone fisiche o giuridiche si costituiscono in forma giuridica per produrre e condividere energia si può parlare a tutti gli effetti di comunità energetiche.
A cosa servono le comunità energetiche?
Le comunità energetiche riuniscono privati cittadini, piccole e medie imprese, istituzioni e amministrazioni locali che vogliono dedicarsi alla produzione e condivisione di energia elettrica da fonti rinnovabili. In questo modo, favoriscono la partecipazione attiva della società alla transizione energetica, contribuendo al processo di decarbonizzazione, al contrasto al cambiamento climatico e all’indipendenza energetica, innescando perciò benefici trasversali sul fronte ambientale, economico e sociale.
Chi gestisce le comunità energetiche?
La gestione delle comunità energetiche è amministrata dai suoi membri attraverso la creazione di un’associazione o di una cooperativa, che individuano un soggetto delegato a interfacciarsi con il GSE e a gestire le relative partite economiche, mentre i membri costitutivi della comunità energetica sono inquadrati nello status di clienti finali.