Dimensioni equivalenti a due stadi di calcio, colpo d’occhio pari a quello di un palazzetto dello sport. A Brindisi, nella centrale Enel Federico II, sono ora operativi due dome, ovvero carbonili coperti che avranno la capacità di stoccare e movimentare, in sicurezza e con il massimo rispetto dell’ambiente, ben 180.000 tonnellate di carbone ciascuno.
Con 1.200 m³ di struttura principale, 1.300 m³ di pannelli, oltre 400 travi principali e 300 triangoli di copertura, i due dome costituiscono le cupole geodetiche in legno lamellare più grandi d’Europa. La copertura in legno lamellare, materiale molto resistente sia dal punto di vista meccanico sia in caso di incendio, garantisce un panorama atipico per una struttura industriale.
La prima delle due cupole per lo stoccaggio del carbone al coperto è entrata in esercizio il 28 settembre. Da quel momento non è più presente combustibile fossile nel parco carbone scoperto. Tutti i carichi di combustibile saranno gestiti interamente al coperto. Nel suo percorso dal molo alla centrale il carbone non vedrà più la luce del sole, sia se destinato allo stoccaggio, che alla combustione diretta in caldaia. I dome rappresentano attualmente il più grande progetto ambientale di Enel in Italia, l’ultimo di una serie di investimenti nella città di Brindisi che ospita la più grande centrale a carbone nel nostro Paese.
“Il progetto rappresenta dal punto di vista ambientale quanto di meglio si possa fare oggi a livello mondiale. Si tratta di un impianto che già rispetta abbondantemente i limiti di legge sul piano delle emissioni, ma l’obiettivo è fare anche meglio di quanto prevede la normativa” ha dichiarato Fausto Bassi, responsabile Unità di Business Brindisi di Enel.
La sicurezza, in linea con le priorità aziendali, ha rappresentato la stella polare del progetto. Sono state erogate più di mille ore di formazione alle ditte appaltatrici, mentre l’utilizzo di materiali prefabbricati (sia nella parte meccanica che in quella civile), con l’ausilio di mezzi di sollevamento di ultima generazione, ha permesso di ridurre le attività in quota. Le strutture dei dome, integrate con nastri trasportatori, saranno completamente automatizzate e richiederanno la presenza di operatori solo per controlli periodici.