Circl-e, tutti i vantaggi del decommissioning

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I principi dell’economia circolare possono guidare il processo di dismissione delle centrali elettriche non più operative, il cosiddetto decomissioning, verso la loro rigenerazione, trasformando questo percorso in una grande opportunità di sviluppo sostenibile e di creazione di valore. È quanto emerge dal report “Circl-e: from decommissioning to regeneration”, elaborato da Enel con ARUP, azienda leader mondiale nelle costruzioni sostenibili, e Intesa Sanpaolo, già partner del nostro Gruppo nell’Alleanza per l’economia circolare.

Fino a oggi il decommissioning è stato affrontato secondo il modello lineare “produci, consuma, dismetti”. In questa logica le centrali sono considerate un aggregato di materiali di scarto senza valore e per le aziende rappresentano esclusivamente un costo. Questo nuovo studio dimostra come sia possibile invertire il paradigma e spiega che, se si pensa circolare, decommissioning e rigenerazione tendono a coincidere: i materiali e gli impianti non sono una passività, ma una risorsa che può generare importanti ritorni per tutti gli stakeholder coinvolti, società energetiche, investitori e comunità locali. Se applicata alla realizzazione di nuove centrali, l’economia circolare può offrire una serie di strumenti che miglioreranno sia la progettazione sia la gestione degli impianti, oltre ad aiutare le future operazioni di smantellamento.

Il report Circl-e ha elaborato una metodologia fondata sui principi della Circular Economy, tema strategico per il nostro Gruppo (dalle rinnovabili alla mobilità elettrica), che può essere applicata sia alle centrali termoelettriche da dismettere, sia ai nuovi impianti rinnovabili, per esempio eolici e fotovoltaici. In quest'ottica diventano fondamentali aspetti quali l'attenzione agli input rinnovabili già in fase di pianificazione, il design modulare e la manutenzione per prolungare la vita degli impianti, la condivisione delle risorse, la riallocazione di parte degli asset sui mercati secondari e la valorizzazione del fine vita dei beni tramite l'upcycling, il riuso e il riciclo.

A partire da questi elementi, sono stati messi a punto una serie di Key Performance Indicator (KPI) per valutare la sostenibilità tecnica, sociale, finanziaria e ambientale dell'intervento di decommissioning in tutte le sue fasi: pianificazione, esecuzione (dai bandi di gara alla riqualificazione), misurazione dei benefici. I KPI tecnici considerano, ad esempio, la percentuale di reimpiego delle infrastrutture (strade, ferrovie, edifici), dei macchinari e dei materiali di scarto. Quelli sociali quantificano i posti di lavoro creati, il tipo di impiego del terreno (verde, uso pubblico, commerciale), il grado di coinvolgimento degli stakeholder. I KPI ambientali valutano il consumo di acqua, la quantità di rinnovabili impiegate, il livello delle emissioni. Infine, quelli finanziari misurano il ritorno dell'investimento, la variazione nel Pil locale, la capacità di attrarre business innovativi.

Per dimostrarne l'efficacia, questi indicatori sono stati testati, per esempio, su uno dei siti del nostro più programma di riqualificazione di alcune centrali termoelettriche italiane non più attive e di un’ex area mineraria. Il test ha riguardato la fase di pianificazione di un intervento di rigenerazione di una centrale a partire da proposte raccolte da Enel attraverso un bando di concorso. La richiesta era di dare nuova vita al sito rispettando requisiti di sostenibilità e valorizzando le peculiarità del territorio. Dall'esame attraverso i KPI è emerso che due dei progetti proposti presentano buone performance dal punto di vista tecnico (prevedono il riuso di buona parte degli edifici e delle strade esistenti e dell'85% del materiale di scarto), benefici in termini sociali, con la creazione di un numero di posti di lavoro in linea o superiore rispetto a quelli garantiti dalla centrale quando era attiva e una destinazione di gran parte dell'area a verde. Tutte conferme di come l'economia circolare possa aiutarci a crescere in modo sostenibile.