Creatività e metrica per la circolarità

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Gunter Pauli, economista e imprenditore belga, è l’alfiere della cosiddetta “Blue Economy”, una strategia che punta a promuovere attività imprenditoriali, in particolare nei Paesi in via di sviluppo, fondate sull’utilizzo intelligente delle risorse naturali e umane locali, nel pieno rispetto dell’ambiente. Con il suo pensiero Pauli ha dato vita a un movimento globale, che ha portato alla nascita di decine di imprese e aiutato molte comunità a crescere, raggiungere un welfare diffuso ed emanciparsi economicamente.

Lo scorso 18 febbraio, a Milano, Pauli è stato ospite di una delle conferenze Talk4Growth, organizzate dal Gruppo Accenture e da “L’Economia”, il dorso economico del Corriere della Sera. Nel suo intervento ha sottolineato come la strada maestra verso una vera economia circolare imponga un largo ricorso al pensiero laterale orientato a una “disruption”, intesa come totale trasformazione delle regole del gioco.

Pauli è convinto che i nuovi prodotti dell’economia verde e circolare debbano saper parlare al cuore delle persone, colpire per la loro genialità e creatività. “La green economy che abbiamo sviluppato finora non può funzionare perché genera prodotti più costosi. La nuova green economy, invece, deve essere sostenibile non solo perché fa bene all’ambiente, ma anche perché produce risultati economici migliori e, in più, è divertente, fa bene al cuore”.

Pauli ha citato l’esempio della propria azienda, la Ecover, che produce detergenti ecosostenibili. “Noi paghiamo 50 centesimi al chilometro percorso tutti i dipendenti che decidono di venire in azienda in bicicletta. Pensate che sia troppo costoso? Non è vero. In questo modo non ho dovuto realizzare un parcheggio per 200 vetture e non devo pagarne i costi di manutenzione e sorveglianza, che sarebbero superiori”.

Alla presentazione dell’economista belga è seguita la tavola rotonda, coordinata da Massimo Fracaro, giornalista del Corriere della Sera, cui hanno partecipato Luca Meini, responsabile Economia Circolare del nostro Gruppo, Beatrice Lamonica, Sustainability Lead di Accenture Strategy, Francesco Avanzini, Direttore Generale di Conad, e Nino Tronchetti Provera, Founder e Managing Partner di Ambienta.

Meini, in particolare, si è soffermato su un tema fondamentale: la metrica, cioè lo sviluppo di metodi per misurare in maniera oggettiva i risultati delle attività circolari. “L’economia circolare non è per noi un modo di rimediare agli impatti negativi dell’attività, ma la chiave per ripensare completamente il business in termini di innovazione e competitività” ha spiegato. Per metterla in pratica abbiamo iniziato a trasformare il rapporto con i fornitori, misurando le loro performance in termini di circolarità, perché solo lavorando su tutta la filiera era possibile implementare l’economia circolare sui nostri asset. Le rinnovabili, per esempio. “Siamo diventati il player principale in questo settore. Ma se all’inizio tutti gli impianti per produrre energia da fonti pulite erano visti con favore, adesso si considerano virtuosi quelli che hanno un impatto positivo considerando tutto il loro ciclo, dalla produzione al riciclo”.

Per valutare i veri risultati legati alla circolarità delle nostre attività aziendali occorre, quindi, misurarne l’impatto reale: “Ci siamo resi conto - ha proseguito - che non esistevano strumenti per effettuare questa valutazione in modo oggettivo e quindi li abbiamo creati noi, rendendoli tra l’altro disponibili a chiunque voglia utilizzarli o confrontarsi con noi sulle metodologie adottate”. Si tratta del nostro CirculAbility Model©, nato anche per contribuire alla definizione un sistema di metrica della circolarità condiviso globalmente. Anche perché oggi, ha concluso Meini, “sull’economia circolare c’è moltissima comunicazione e anche molti abusi: progetti annunciati come circolari in realtà non lo sono affatto. Ed è essenziale poterli distinguere a beneficio dei consumatori”.