Economia circolare, il futuro dell’Europa e dell’Italia

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Garantire una crescita sostenibile di lungo periodo è possibile grazie all’economia circolare e ai benefici economici, sociali e ambientali associati alla transizione verso questo modello di sviluppo.

A confermarlo è “Circular Europe. Come gestire con successo la transizione da un mondo lineare a uno circolare”, lo studio presentato il 5 settembre al Forum The European House - Ambrosetti di Cernobbio. Un’analisi molto ampia sul livello di circolarità dei 27 Paesi Ue e del Regno Unito, con focus su Italia, Spagna e Romania, realizzata da Fondazione Enel e da The European House - Ambrosetti, il think tank che da quasi mezzo secolo organizza l’annuale incontro a Villa D’Este, sul lago di Como.

Secondo lo studio, al quale hanno collaborato anche Enel ed Enel X, l’economia circolare nel 2018 è correlata a 300-380 miliardi di euro di Prodotto Interno Lordo in Europa e ha aumentato l’occupazione di 2,5 milioni di unità. Un valore che in Italia si attesta tra i 27 e 29 miliardi (1-2% del Pil) con una crescita di circa 200 mila posti di lavoro.

Significativi benefici sono stimati anche sulla produttività del lavoro con circa 560-590 euro per addetto all’anno in Italia e un impatto positivo sugli investimenti con 90-110 miliardi nell’UE27+UK, di cui 8-9 miliardi di euro nel nostro Paese.

L’approccio circolare si conferma quindi una straordinaria opportunità non solo per l’ambiente, ma per rendere l’Europa più competitiva e creare occupazione attraverso una crescita sostenibile e duratura.

Tuttavia lo sviluppo della circular economy non è omogeneo e molti Paesi Ue non dispongono ancora di una roadmap strategica nazionale per recepire su un piano pratico le direttive europee e fare dell’economia circolare un motore per la transizione, “che interpreti il paradigma circolare come un fattore rivoluzionario e non solo come un tema ambientale”, come conferma lo studio.

Per misurare il livello di penetrazione è stato realizzato per la prima volta il Circular Economy Scoreboard che introduce 23 metriche omogenee e 10 indicatori principali per tutti gli Stati europei e il Regno Unito rispetto ai 4 pilastri dell’economia circolare: input sostenibili (l’uso di energie da fonti rinnovabili e di materiali rinnovabili, riciclabili, riciclati e biodegradabili), fine vita (il recupero di beni, prodotti e materiali attraverso il riutilizzo, la rigenerazione e il riciclo), estensione della vita utile (la capacità di aumentare la durata della vita utile rispetto al fine vita tipico di un prodotto o dei suoi componenti), aumento dell’intensità di utilizzo (l’incremento dell’utilizzo di un singolo prodotto, per esempio con modelli product-as-a-service o servizi di sharing).

L’Italia figura nel gruppo dei best performer riguardo al pilastro del fine vita e si colloca nel gruppo medio-alto per input sostenibili ed estensione della vita utile, mentre può ancora migliorare in termini di aumento dell’intensità di utilizzo di prodotti e servizi. “L’economia circolare rappresenta un’opportunità per accrescere la competitività delle imprese. - ha commentato il nostro Presidente Michele Crisostomo che ha partecipato al Forum - Una realtà come la nostra, che ha una filiera di grandi dimensioni, può farsi motore culturale di trasmissione di questi nuovi modelli di sviluppo.”

“L’Italia ha saputo trasformare la scarsità di risorse naturali in un suo punto di forza e oggi è tra i leader mondiali nel settore manifatturiero per l’efficienza nell’utilizzo delle risorse” spiega nella prefazione Francesco Starace, Amministratore Delegato e Direttore Generale di Enel. “Lo studio conferma il buon posizionamento dell’Italia per quanto riguarda ‘input sostenibili’ e ‘fine vita’, evidenziando le ulteriori opportunità da cogliere come, ad esempio, in tema di ‘aumento dell’intensità di utilizzo’ attraverso una maggiore diffusione dei servizi in ambito sharing economy”.

“La poca chiarezza su cosa significhi essere circolari e, di conseguenza, l’assenza di strumenti adeguati a misurare e monitorare l’Economia Circolare erano due dei principali ostacoli alla transizione circolare. Questo studio permette di muoversi verso una visione e una strategia chiara, con obiettivi misurabili” aggiunge Francesco Venturini, Amministratore Delegato di Enel X.

L’analisi del grado di circolarità dei Paesi UE è stata integrata con un sondaggio sul sentiment di 300 business leader europei: per quasi tutti (il 95%, il 90% tra le PMI) l’economia circolare rappresenta una priorità strategica e uno strumento per conquistare un vantaggio competitivo in termini di diversificazione, ampliamento del mercato e riduzione dei costi. Tuttavia, la maggior parte dei business leader ritiene che il proprio Paese non sia pronto per affrontare la sfida dell’economia circolare. Una percentuale che in Italia arriva al 62%, rispetto a una media europea del 75%.

Per migliorare questa percezione e invertire la tendenza lo studio non si ferma all’analisi ma individua 10 aree di intervento, con specifiche azioni per accelerare il passaggio dal modello lineare a quello circolare. Un decalogo per non perdere questa opportunità. Perché l’economia circolare, secondo Valerio De Molli, Managing Partner & CEO di The European House – Ambrosetti, “ha le carte in regola per divenire un catalizzatore per il bene comune, attorno al quale sviluppare una grande visione per il futuro europeo”.