Il primo G7 delle donne

Pubblicato mercoledì, 12 aprile 2017

“Anche il lavoro di cura non è equilibrato. Le donne lavorano 2,5 volte più degli uomini per bambini e anziani: è un lavoro non retribuito, quindi è un problema di dignità, ma che penalizza anche le donne nella propria professione”

– Patrizia Grieco, presidente di Enel

Un lavoro di cura che ogni anno coinvolge in Italia altre 800mila donne, un esercito di badanti con paghe scarse e pensioni quasi nulle “che troppo spesso dimentichiamo e che anche all’ultimo 8 marzo non sono state ricordate” ha detto Emma Bonino, presidente di WE-Women Empower the World.

Nella classifica del World Economic Forum l’Italia è salita al 50esimo posto nel 2016 (era 76esima nel 2006). Bene nella politica (25esima posizione), anche grazie alle “quote rosa” per legge, male come presenza di manager nelle società (79esimo posto). Il lavoro resta un tallone d’Achille del nostro sistema: solo il 48 per cento delle donne occupate contro il 60 per cento degli uomini.

Entro il 2020, dicono gli esperti, per ogni nuovo posto di lavoro nei nuovi settori se ne perderanno 3 nei settori tradizionali. Ma le donne ne conquisteranno 1 e ne perderanno 5. Una catastrofe occupazionale se non si punta sulla formazione scientifica e tecnologica delle giovani generazioni. Non a caso il Women’s Forum ha scelto come titolo introduttivo “Starting from Girls”: partiamo dalla ragazze, dalle adolescenti.

“Ad Amazon a un certo punto ci siamo accorti che solo 2 top manager su 21 erano donne” ha spiegato Diego Piacentini, a lungo vicepresidente della multinazionale Usa della logistica e da sette mesi commissario per l’Agenda digitale italiana. “Allora abbiamo iniziato a misurare la gender inequality, quante donne erano assunte e quante venivano promosse, un lavoro faticoso ma che potrebbe essere applicato anche alle pubbliche amministrazioni. Quello che ho imparato è che tutto parte dall’alto, dal top management”.

L’attenzione prestata da Enel all’inclusione di ogni tipo di diversità le ha consentito, tra l’altro, di collocarsi al 25esimo posto nell’indice di Thomson Reuters che prende in esame 5mila aziende internazionali e seleziona le 100 migliori a livello mondiale.

Verso Taormina

Locale e globale si tengono: parlare delle donne significa parlare del mondo. “La disuguaglianza di genere va considerato un tema universale, come la pace e il cambiamento climatico” ha ricordato Phumzile Mlambo-Ngcuka, direttrice del programma Women dell’Onu che ha invocato un nuovo Affirmative action, le politiche attive che aiutarono l’integrazione delle minoranze negli Stati Uniti.

Parlare delle donne significa anche ricordare il dramma dell’infibulazione femminile e dei matrimoni precoci e forzati (ogni 7 secondi una ragazzina è costretta a sposarsi, dice Save the Children), la violenza fisica e psicologica (un’esperienza che tocca la vita del 35 per cento delle donne nel mondo), la salute (perché “il corpo femminile è diverso, le donne vivono di più, ma vivono peggio e l’invecchiamento della donna è un tema pari per dignità a quello della tutela delle madri”, ha detto il ministro della Salute Beatrice Lorenzin).

Al termine del Women’s Forum il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni ha sposato la proposta Bonino di una task force sulle donne per monitorare i risultati ottenuti dai paesi del G7. L’idea è: se i Paesi più ricchi daranno l’esempio sarà più facile convincere gli altri.

“Condivido l’idea di porre le basi per questo progetto a Taormina in modo che possa andare avanti il prossimo anno con la presidenza canadese del G7. Adotteremo una road map per un sistema economico che sia gender responsive”

– Paolo Gentiloni, presidente del Consiglio italiano

Alla fine, ai 7 Grandi che si riuniranno a Taormina il Forum consegna tre raccomandazioni. Primo, la gender equality non è un tema di settore ma globale. Secondo, riguarda tutti, pubblico e privato. Terzo, il divario salariale tra uomini e donne andrà eliminato nel giro di una generazione. Si può fare?

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