L'era dell'e-Mobility Revolution

L’era dell’e-Mobility Revolution

Ora o mai più. L’era dell’e-Mobility Revolution è già scritta e cominciata. Durante l’ultimo Forum The European House - Ambrosetti, i lavori hanno dato spazio a  un focus specifico sulla mobilità elettrica, ormai pronta a imboccare la strada dello sviluppo con enormi potenzialità.

Grazie allo studio realizzato in collaborazione con Enel dagli organizzatori dell’evento internazionale sul lago di Como, tenutosi dall’1 al 3 settembre presso Villa d’Este a Cernobbio, è stato possibile presentare la prima mappatura completa della Value Chain italiana relativa alla mobilità elettrica (160mila imprese per 823mila occupati), oltre a un utile strumento di misurazione per l’immediato futuro: l’Indice di Trasporto Elettrico (ITE), mediante cui rilevare le performance delle 20 Regioni e delle 14 città metropolitane del Paese. Commissionata circa un anno fa, la ricerca ha coinvolto numerose expertise esterne, con l’obiettivo di offrire un quadro più operativo che statistico della situazione italiana, in linea con le finalità del Forum: anticipare le trasformazioni economiche del mercato, mettendo a confronto Capi di Stato e di Governo, mondo della finanza, della ricerca e grandi imprenditori. 

Le sorprese non sono mancate: considerando il solo mercato degli autoveicoli elettrici e il fatturato generabile in ciascuna fase della filiera (mezzi di trasporto, infrastrutture di ricarica elettrica, servizi ICT, riciclo e seconda vita), le stime ipotizzano un fatturato cumulato fra i 24 e i 100 miliardi di euro entro il 2025, fra i 68 e i 303 miliardi di euro entro il 2030. Forte del suo tessuto manifatturiero, l’Italia potrebbe eccellere in particolare nei settori delle componentistica, della carrozzeria e degli interni, così come delle apparecchiature di ricarica e di rete elettrica, catturando una quota di valore cumulato sino a 180 miliardi di euro entro il 2030. Dati quanto mai significativi, su cui ha richiamato l’attenzione Francesco Starace, Amministratore Delegato di Enel: più che di risorse economiche, implementabili grazie ai fondi europei destinati alle Regioni, il Belpaese manca al momento di infrastrutture. Uno dei primi obiettivi su cui lavorare dovrà essere allora l’installazione capillare di colonnine di ricarica - per le quali Enel è pronta a investire sino a 300 milioni nei prossimi 3 anni per un massimo di 12mila unità - eliminando così l’ansia e il sospetto di quanti ancora pensano di non riuscire a compiere grandi distanze attraverso i mezzi elettrici.

 

“Con questo studio puntiamo a creare una nuova consapevolezza nei policy maker e nel settore industriale. In Italia disponiamo infatti dell’unica rete digitalizzata a media e bassa tensione nel mondo, capace di supportare su grande scala una rapida diffusione dei mezzi elettrici”

– Francesco Starace, Amministratore Delegato Enel

Anche il mercato dice sì 

Se l’Italia appare in ritardo nello sviluppo della mobilità elettrica, il trend globale non lascia invece dubbi: nel 2016 sono entrati in circolazione ben 2 milioni di mezzi elettrici e ibridi elettrici plug in (di cui 9.820 in Italia e ben 600mila in Cina, primo Paese al mondo per numero di e-car), aumentando lo stock del 94% nell’arco di dieci anni e le immatricolazioni del 72%. Questo significa che nel prossimo futuro, seguendo gli attuali ritmi di crescita, sarà possibile ridurre significativamente le emissioni di gas serra e combattere efficacemente il cambiamento climatico.

Accanto al discorso sulla sensibilizzazione ecologica, ha evidenziato il Ceo di The European House - Ambrosetti Valerio De Molli, oggi viene portato avanti anche quello inerente la competitività economica del settore: il costo di produzione dei mezzi elettrici scende di pari passo rispetto a quello delle batterie, mentre nuove forme di organizzazione dei trasporti urbani incentivano l’abbandono dei mezzi a combustione fossile. Solo nel 2016, lo stock mondiale di autobus elettrici è raddoppiato rispetto all’anno precedente, raggiungendo le 345mila unità in servizio, oltre a far da traino alla vendite dei mezzi privati: queste ammonteranno a più del 50% entro il 2040, secondo le attuali previsioni. Altro trend su cui l’Italia è chiamata a confrontarsi, dal momento che presenta il più alto tasso di motorizzazione in Europa (610 auto ogni 1000 abitanti, rispetto ai 548 della Germania e ai 484 della Francia), benché il 14% dei mezzi in circolazione abbia più di 20 anni (dato fra i peggiori in Europa). D’altro canto, fra il 2005 e il 2016 il Paese ha visto crescere le immatricolazioni di mezzi elettrici del 41% (con un picco del 96% nei primi mesi del 2017), così come la vendita di bici elettriche (124.400 unità nell’ultimo anno). 

 

“Siamo di fronte a un’opportunità di crescita e sviluppo incredibile, perché la mobilità elettrica sta esplodendo nel mondo. Oltre ai benefici ambientali e ai risparmi di carburante, le sue potenzialità toccano oggi la filiera tecnologica nel suo complesso”

– Valerio De Molli, CEO The European House Ambrosetti

Passi da gigante, ma sempre con prudenza 

Le possibilità dischiuse dai nuovi mezzi elettrici vanno al di là dell’immaginazione, a tal punto che il mondo della ricerca è sempre più concorde nel ritenere si stia attraversando una nuova rivoluzione industriale. Le e-car odierne (EV) non sono che l’anticipazione dei prossimi veicoli a guida autonoma (AV), capaci di scardinare il concetto stesso di proprietà del mezzi a favore del loro uso condiviso e indipendente. Persino la figura del guidatore, grazie all’introduzione di sofisticati computer di bordo, sta divenendo oggi un elemento superfluo. Siamo a un passo dal veder circolare auto elettriche capaci di muoversi in autonomia, prelevando passeggeri direttamente da casa su indicazione di specifiche app e senza mai interrompere il proprio servizio: il risultato prevedibile è un graduale svuotamento delle città dal traffico attuale, con un numero di veicoli in circolazione pari ad appena il 20 o il 30% attuale, anche per merito di formule come il car sharing. Spariranno i semafori e le aree parcheggio potranno essere riconvertite in spazi sostenibili.

Così vedono il nostro domani Carlo Ratti, direttore del MIT Senseable City Laboratory negli Stati Uniti, e Maria Chiara Carrozza, professore ordinario di bioingegneria industriale, nonché membro della III Commissione Affari Esteri e Comunitari. Nell’advisory board dello studio è stato coinvolto inoltre Massimo Nordio, ex presidente UNRAE (Unione Nazionale dei Rappresentanti Autoveicoli Esteri) e amministratore delegato Volkswagen Group Italia, completando in tal modo l’aggancio fra mondo dei produttori dei servizi di mobilità elettrica, ricercatori accademici e istituzioni. Quasi una sessantina di contributi per un documento di ricerca destinato a rappresentare uno spartiacque nel mercato italiano.

 

“Non bisogna subire il cambiamento tecnologico, bensì comprenderlo. Occorre perciò che tutti facciano la propria parte e si coordinino sia a livello nazionale che internazionale, creando un modello di economia circolare. Questo potrà contribuire al rilancio della tradizione automotive italiana”

– Maria Chiara Carrozza

Secondo l’Indice di Trasporto Elettrico, tra le Regioni italiane è la Toscana a registrare il punteggio più alto, con un indice di 6.5 su 10, mentre il suo capoluogo Firenze si colloca al primo posto per le migliori performance fra le città metropolitane, con un punteggio di 8.1. Alle sue spalle vengono poi Milano (6.4 punti) e Roma (6 punti). L’intero Sud Italia, ad eccezione della Puglia, emerge invece come area dalle maggiori potenzialità di sviluppo nella mobilità elettrica, essendo ancora in forte ritardo sul piano della distribuzione dei mezzi, ma anche il più avvantaggiato in termini di disponibilità di risorse rinnovabili.

Eppure ci sono ancora ostacoli da superare. Senza un coordinamento strategico sul piano politico, proprio ciò che manca oggi all’Italia, il rischio è che si possa generare ancor più traffico, perdendo finanziamenti per le infrastrutture al pari di posti di lavoro nella filiera. La cosiddetta “propulsione elettrica” è certamente uno dei maggiori protagonisti del cambiamento epocale vissuto, ma non può limitarsi ai soli aspetti di perfezionamento tecnologico. E’ chiamata invece ad armonizzarsi in chiave sempre più sostenibile.

 

L’e-car guida la rivoluzione mobile 

Dal momento che il mondo dell’energia appare sempre più generato da fonti rinnovabili, per loro natura “a intermittenza” ma con picchi di produzione sino al 50 o addirittura al 100% in alcuni Paesi, diventa oggi necessario trovare forme di gestione più flessibili. Per Francesco Venturini, direttore Divisione Global e-Solutions Enel, assumono perciò un valore strategico e fondamentale i nuovi sistemi di backup e stoccaggio, che vedono proprio nell’auto elettrica una risorsa essenziale per controbilanciare la disponibilità complessiva della rete: una "batteria mobile a quattro ruote", capace non solo di accumulare ma anche di rilasciare energia attraverso la tecnologia V2G (Vehicle-to-Grid), capillarizzando così la vendita di energia elettrica.  

 

“L’auto elettrica, in quanto batteria mobile, è l’anello di giunzione ideale fra la produzione di rinnovabili e le nuove forme di mobilità. Grazie alla sua rapida espansione, la rivoluzione che stiamo vivendo appare ormai inarrestabile, ma va colta il prima possibile per poter essere protagonisti nel mercato del futuro”

– Francesco Venturini, Direttore Divisione Global e-Solutions Enel

Per capitalizzare al massimo queste nuove potenzialità e allinearsi ai gradi Paesi che guidano la e-Mobility Revolution, fra cui Cina e Norvegia, l’Italia dovrà però lavorare su 6 punti fondamentali. Creare una cabina di regia che coordini l’azione degli attori industriali e degli stakeholder, dando impulso al contempo ai programmi di ricerca e sviluppo con la creazione di un cluster nazionale. Le nuove politiche d’incentivo non dovranno più basarsi sull’aspetto economico, frutto di schemi ormai logori, ma su facilitazioni pratiche quali accessi privilegiati nei centri urbani, priorità di parcheggio o diffusione del car sharing elettrico, mentre l’avvio di progetti di filiera contribuirà a saldare i rapporti fra le tante eccellenze presenti sul territorio. Infine la semplificazione delle procedure amministrative e l’uniformazione delle tariffe elettriche per la fornitura dei punti di ricarica, unite ad agevolazioni fiscali per l’acquisto delle apparecchiature, potranno accelerare il processo di creazione della rete infrastrutturale.

Grazie al nuovo studio e-Mobility Revolution, contributo fondamentale di Enel e The European House - Ambrosetti, l’Italia può vedere finalmente lontano. Non resta che accendere i motori e lanciarsi finalmente nella corsa internazionale.

Report completo "e-Mobility Revolution"

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