Economia Circolare, il manifesto delle aziende

Economia Circolare, il manifesto delle aziende

In principio c’era soprattutto l’attenzione per l’ambiente. Poi è diventata un’opportunità per il business. Oggi l’Economia Circolare sembra aver fatto un nuovo salto di qualità, la raggiunta consapevolezza che indietro non si torna. Un fattore competitivo del quale non si può fare a meno.

Nasce da questa certezza il Manifesto “L'Alleanza per l'Economia Circolare”, firmato il 29 novembre in Confindustria da Enel e Intesa Sanpaolo, organizzatrici dell’evento, insieme con alcune aziende del Made in Italy a livello internazionale e già impegnate sul tema: Novamont, Costa Crociere, Gruppo Salvatore Ferragamo, Bulgari, Fater e Eataly.

Il Manifesto chiede di “accelerare la transizione verso un modello circolare”, ormai “fondamentale per incrementare la competitività del settore industriale italiano e rafforzarne il posizionamento nel contesto internazionale”.

 

“L’economia circolare, abilitata dall’innovazione tecnologica, è un driver strategico in grado di favorire l’affermazione di nuovi modelli di business, più efficienti e sostenibili, nonché il superamento della tradizionale distinzione di fasi e ruoli tipici dell’economia lineare: un processo che coinvolge numerosi attori, in modo trasversale lungo l’intera catena del valore”

– Patrizia Grieco, presidente di Enel

“L’Italia, paese della manifattura, ha fatto Economia Circolare prima che si chiamasse così, ma ora serve un approccio industriale” ha detto Andrea Bianchi, direttore Politiche Industriali di Confindustria in apertura del convegno che ha ospitato la firma del Manifesto. Per accelerare, le imprese chiedono un assetto normativo semplice e stabile, il sostegno a ricerca e innovazione, maggiore efficienza nella filiera del recupero dei materiali. La convinzione è che l’Italia, paese povero di materie prime ma con una lunga tradizione di creatività e design, abbia le capacità per sviluppare modelli di business “circolari” per valorizzare al meglio il Made in Italy e il ruolo delle tantissime piccole e medie imprese.

“Il modello circolare rappresenta un elemento di rottura positivo, capace di creare nuovo valore e crescita” ha dichiarato Mauro Micillo, Responsabile della Divisione Corporate & Investment Banking di Intesa Sanpaolo.

La strategia italiana e quella europea

Il Manifesto delle imprese arriva poco dopo l’approvazione del documento di posizionamento strategico nazionale dei Ministeri dell’Ambiente e dello Sviluppo Economico. “In 5 anni è cambiato tutto: l’ambiente oggi non è più visto come un vincolo ma come strumento di competitività” è l’opinione del Ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, mentre il capo di Gabinetto, Raffaele Tiscar, ha parlato di un vero e proprio “cambio di paradigma”, perché - attraverso interventi di ecodesign - si allunghi la vita dei prodotti e si passi a modelli di consumo basati sull’uso dei manufatti, non sulla proprietà. “Però attenti a non importare modelli non nostri. Le multinazionali si stanno muovendo sull’Economia Circolare forti della loro presenza globale: l’arma vincente della manifattura italiana, invece, è la filiera di piccole imprese e va protetta”.

Anche l’Europa si sta muovendo. Secondo l’europarlamentare Simona Bonafè, relatrice per il parlamento UE del nuovo pacchetto legislativo sull’Economia Circolare, l’attuale modello di sviluppo sta segnando il passo e la pressione sulle materie prime rischia di diventare insostenibile a lungo termine. “Oggi la Circular Economy non è più un’opportunità, è l’unica possibilità: dobbiamo posizionarci prima degli altri nel mondo, servono norme uniformi che non creino distorsioni competitive, per esempio nella definizione di rifiuto”.

Anche secondo la Presidente del nostro Gruppo, Patrizia Grieco, l’approccio circolare ormai è una necessità per non mettere a rischio la sopravvivenza del pianeta a fronte della crescita della popolazione e della scarsità di risorse. Un grande Gruppo come Enel deve essere propulsore per la filiera italiana, per esempio introducendo indicatori di performance sull’Economia Circolare nella catena dei fornitori. “Le grandi imprese possono svolgere un ruolo fondamentale, anche come volano per favorire la transizione circolare delle proprie filiere, rafforzando la competitività del sistema italiano anche nel contesto internazionale” ha spiegato la Grieco che ha citato gli investimenti sulle rinnovabili come esempio concreto di Economia Circolare.

Altri casi sono stati raccontati nel corso degli interventi al convegno. Come i tessuti creati riciclando bucce d’arancia dalla Orange Fiber, diventati una collezione di Ferragamo, il recupero della plastica del Mediterraneo di LVMH-Bulgari Italia, i pannolini riciclati al 100% della Fater, l’architettura eco-sostenibile dello studio Freyrie, la prima community italiana per lo scambio di vestiti creata da Armadio Verde, il remanufacturing degli pneumatici Marangoni.

Creatività, innovazione, sostenibilità. Il Made in Italy sembra nato per l’Economia Circolare.