Assisi, il Manifesto italiano contro la crisi climatica

Assisi, il Manifesto italiano contro la crisi climatica

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Laudato si’” è il titolo della prima enciclica espressamente dedicata alle sorti del Pianeta nella storia della Chiesa. Pubblicata nel 2015, la lettera di Papa Francesco è ispirata, fin dal titolo, al Cantico delle creature di San Francesco d’Assisi che chiama la Terra sorella e madre.

Bisogna partire da qui per capire la nascita, cinque anni dopo, del Manifesto di Assisi, presentato il 24 gennaio nel Salone papale del Sacro Convento della cittadina che ha dato i natali al Patrono d’Italia. Un documento che, a partire dalla lezione dell’enciclica, guarda a “una nuova alleanza tra istituzioni, mondo economico, politica, società e cultura” per costruire “un’economia a misura d’uomo contro la crisi climatica”. Il Manifesto ha raccolto oltre duemila firme tra imprenditori, associazioni, università, rappresentanti del mondo religioso e della cultura, oltre all’adesione unanime di 7 mila Comuni italiani.

 

La lotta per il clima: un’opportunità per l’Italia 

Il cambiamento climatico rappresenta un’opportunità per ripensare al modello di sviluppo, più inclusivo e sostenibile che, secondo i firmatari del documento, va affrontato “con coraggio” perché può diventare “una grande occasione per rendere la nostra economia e la nostra società più a misura d’uomo e per questo pronta ad affrontare le sfide del futuro”.

“La paura non è una molla sufficiente per il cambiamento: con questo patto abbiamo messo insieme la percezione del pericolo con la speranza” racconta Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola, uno dei promotori dell’iniziativa insieme con il Custode del Sacro Convento di Assisi Padre Mauro Gambetti, il Direttore della rivista San Francesco Padre Enzo Fortunato, l’Amministratore Delegato di Enel Francesco Starace, il Presidente di Confindustria Vincenzo Boccia, il Presidente di Coldiretti Ettore Prandini e l’Amministratore Delegato di Novamont Catia Bastioli.

“Siamo tutti uguali di fronte all’emergenza climatica. Economia circolare, rinnovabili e tecnologia ci aiutano ad affrontare questa sfida” aggiunge Francesco Starace. “L’Unione Europea ha definito una strada molto ambiziosa per azzerare le emissioni entro il 2050, degna dell’Europa che tutti sognavamo. L’Italia, che ha una vocazione naturale verso la sostenibilità, ha tutto da guadagnare da questo allineamento perfetto tra i valori che condividiamo. L’economia e la finanza mondiale sono alla ricerca di investimenti in questa direzione: i risultati di Enel dimostrano che sono convenienti”. 

 

Cosa dice il Manifesto 

Secondo il Manifesto azzerare le emissioni di gas serra entro il 2050 è una sfida che può “rinnovare la missione dell’Europa” e può “vedere l’Italia in prima fila”. La scommessa è che la specificità italiana rappresenti un vantaggio nella conversione verso un modello di sviluppo sostenibile. “Già oggi in molti settori siamo protagonisti nel campo dell’economia circolare e sostenibile”, per esempio con il primato nella percentuale di riciclo dei rifiuti prodotti. La nostra green economy rende “più competitive le nostre imprese e produce posti di lavoro” perché la produzione è legata alla qualità e alla bellezza delle nostre città, “fa della coesione sociale un fattore produttivo e coniuga empatia e tecnologia”. Il Manifesto non ignora i “grandi e antichi” problemi italiani, ma i firmatari sono convinti che se “l’Italia fa l’Italia” può fornire un contributo decisivo per costruire “un mondo più sicuro, civile, gentile”.

L’Italia per ora sta facendo il suo dovere. Eurostat, l’ufficio statistico dell’Unione europea, ha confermato che il nostro Paese è tra i dodici Stati membri che hanno raggiunto una quota pari o superiore al loro obiettivo nazionale sulle rinnovabili[1] al 2020. Un passo per puntare alle zero emissioni entro la metà del secolo, traguardo al quale guarda anche il World Economic Forum, svoltosi negli stessi giorni a Davos, richiamato spesso ad Assisi in una staffetta ideale tra globale e nazionale. “Davos è diventato punto di riferimento del dibattito internazionale da un po’ di tempo, ma Assisi è dal Medioevo la culla mondiale della cura del pianeta” ha detto il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte prima di firmare il Manifesto. Un documento apprezzato anche dal Cardinale Gualtiero Bassetti, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana: “Scuote le coscienze della classe dirigente e guarda al futuro dell’intera umanità”.

 

La lezione di Assisi al mondo 

Il “primato francescano” è stato ricordato anche da Realacci che ha citato la lezione di San Bernardino da Siena, il primo economista-teologo, e dal Presidente della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali Stefano Zamagni: “La finanza di impatto sociale è nata grazie ai francescani, il primo monte di pietà è sorto poco lontano da qui, a Perugia. Se quello che vogliamo è un nuovo umanesimo, quale Paese meglio dell’Italia può dare la spinta che serve?” ha aggiunto l’economista invitando i promotori ad andare oltre il Manifesto e scrivere una Carta dei beni comuni da inviare all’Onu.

Per il momento la città del Patrono d’Italia si prepara ad accogliere, a fine marzo, gli oltre 2mila economisti e imprenditori under 35 provenienti da tutto il mondo per partecipare a “Economy of Francesco", evento voluto dal Papa, in perfetta continuità con il Manifesto di Assisi. Un luogo che si conferma “città-messaggio” nelle parole del Sindaco Stefania Proietti, dove compare per la prima volta la parola “Ytalia” proprio negli affreschi di Cimabue della Basilica Superiore di San Francesco. Secondo Padre Fortunato il poverello di Assisi può essere visto anche come un antesignano dell’economia circolare: “Abbatte lo schema piramidale del Medioevo per guardare allo schema circolare e all’approccio inclusivo”. Anche il Presidente di Confindustria invita a “ripartire da Assisi per recuperare senso e spirito di comunità”, mentre quello di Coldiretti cita il Papa per ricordare che “la Terra non è di nostra proprietà, ma ci viene assegnata con il dovere di consegnarla alle future generazioni”.

Pensare alle nuove generazioni è il senso più profondo del patto siglato ad Assisi. Un impegno confermato simbolicamente dalla consegna di un Tau verde a tutti i firmatari. Prodotto con legno di ulivo e degli alberi abbattuti dalla tempesta Vaia che nell’autunno del 2018 ha sferzato il Nordest, il Tau era la “sigla” di San Francesco. “Ricevendolo accogliamo il mandato di essere testimoni di uno stile di vita ispirato al Cantico di frate sole e di tradurre in pratica gli ideali condivisi nel Manifesto” spiega Padre Gambetti. Il segno tangibile che ad Assisi è iniziato un cammino: si spera che arrivi lontano.

[1] Obiettivo definito sulla quota di energia da fonti rinnovabili nel consumo finale lordo