Forum Ambrosetti 2022: da una transizione più rapida benefici concreti per il Paese

Forum Ambrosetti 2022: da una transizione più rapida benefici concreti per il Paese

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Solo accelerando il suo impegno per la decarbonizzazione l’Italia riuscirà a raggiungere davvero gli obiettivi europei sulla riduzione delle emissioni di CO2 al 2050. Ma se lo farà, riuscirà a risparmiare 548 miliardi di euro e produrrà un numero maggiore di nuovi posti di lavoro rispetto a un piano meno ambizioso.

Lo indica lo studio Net Zero E-conomy 2050 presentato il 3 settembre scorso al Forum di Cernobbio tradizionalmente organizzato a Villa d’Este, sul Lago di Como, da The European House – Ambrosetti. Una road map per la decarbonizzazione in Europa, realizzata da Fondazione Enel e The European House – Ambrosetti, in collaborazione con il nostro Gruppo, e con un focus dedicato a Italia e Spagna. Focus da cui emerge la necessità per le due economie di accelerare gli investimenti per decarbonizzare non solo la produzione di energia, grazie alle fonti rinnovabili, ma anche l’industria, i trasporti e il patrimonio immobiliare, elettrificando il più possibile i consumi finali e potenziando le reti per renderle sempre più smart.

 

Più ambizione, risultati migliori

Le analisi hanno definito e confrontato due scenari al fine di identificare un possibile percorso per raggiungere l’obiettivo di emissioni zero al 2050 (scenario “Net Zero”) e confrontare gli impatti economici, sociali e ambientali rispetto a uno scenario meno ambizioso (scenario “Low Ambition”).

Lo scenario “Net Zero” applicato all’Italia dallo studio prevede investimenti pari a 3.351 miliardi di euro nel periodo 2021-2050, inferiori ai 3.899 miliardi di euro necessari per lo scenario “Low Ambition”. Una conferma che un’accelerazione più decisa della decarbonizzazione richiederebbe meno risorse rispetto a uno scenario con ambizioni ridotte, oltre a generare un effetto economico migliore: secondo l’analisi dei dati, infatti, per ogni euro speso per raggiungere le emissioni zero entro il 2050 si genererebbero 1,64 euro contro gli 1,59 euro dello scenario “Low Ambition”. La crescita del Prodotto interno lordo (PIL) sarebbe di 140 miliardi, i posti di lavoro netti in più 2,6 milioni contro i 2,1 milioni dello scenario “Low Ambition”.

“Lo studio evidenzia che investire nelle rinnovabili per raggiungere le emissioni zero entro il 2050 non solo ci porterebbe più velocemente verso un futuro pulito, sostenibile e sicuro dal punto di vista energetico, ma garantirebbe un utilizzo più efficiente delle risorse, creerebbe più posti di lavoro e porterebbe risparmi più significativi rispetto al perseguimento di un percorso meno ambizioso dal punto di vista climatico”

Francesco Starace, Amministratore Delegato e Direttore Generale, Enel

Obiettivi irraggiungibili all’attuale velocità

Come affermato da Valerio De Molli, Managing Partner e CEO di The European House- Ambrosetti “è oggi più che mai necessario mettere in atto decisioni e azioni tempestive per favorire un rapido cambiamento di rotta”. Al ritmo attuale, infatti, l’Italia raggiungerebbe gli obiet­tivi nazionali di riduzione dei gas serra per il 2050 soltanto nel 2109. Tra 28 anni, per quanto riguarda la produzione di energia rinnovabile, lo scarto sarebbe di 60,7 punti percentuali rispetto agli obiettivi prefissati, e di 35,1 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio (Mtep) per l’efficienza energetica.

In realtà, fino al 2018, l’Italia vantava un bilancio positivo nello sviluppo delle rinnovabili e nel miglioramento dell’efficienza energetica, che ha permesso al Paese di raggiungere e superare gli obiettivi al 2020 originariamente fissati a livello europeo sia per la riduzione delle emissioni di gas serra sia per la quota di rinnovabili. Ma negli ultimi 3-4 anni si è verificato poi un drastico rallentamento: “l’ostacolo principale allo sviluppo delle rinnovabili – ha dichiarato il Presidente del nostro Gruppo Michele Crisostomo - è rappresentato dai procedimenti di autorizzazione, ma non è l’unico. Pesano anche le complessità della governance nell’identificazione delle aree idonee al loro sviluppo e le difficoltà nell’identificare le autorità competenti a rilasciare le autorizzazioni. La transizione nel Paese è ancora troppo lenta, ma va compiuta con decisione perché gli investimenti necessari per azzerare le emissioni di CO2 al 2050 sono inferiori a quelli necessari per ridurle.”

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Maggiore indipendenza energetica

“Net Zero E-conomy 2050” spiega anche che la decarbonizzazione è uno strumento chiave per il raggiungimento dell’indipendenza energetica. Se l'Europa oggi dipende per il 57% dalle importazioni di energia (una quota pressoché invariata tra il 2000 e il 2020), l’Italia è il secondo Paese nell’indice di dipendenza dal gas naturale con un valore del 41,2%.

“Questo studio mostra molto chiaramente l’eccessiva dipendenza dal gas di alcune economie dei paesi UE, in primis la grande dipendenza dell’Italia, e i vantaggi molto chiari che un‘accelerata riduzione dell’uso delle fonti energetiche fossili può portare proprio a chi oggi ne fa un uso eccessivo.”

Francesco Starace, Amministratore Delegato e Direttore Generale, Enel

Lo scenario “Net Zero” consentirebbe la riduzione dell’indice di dipendenza energetica, soprattutto in Italia. In particolare, la maggiore penetrazione delle rinnovabili nel 2030 (63% della generazione totale) e nel 2050 (98% della generazione totale), insieme all’elettrificazione e all’efficienza energetica, ridurrà la dipendenza energetica al 56,7% nel 2030 (contro il 68,3% del trend inerziale e il 63,5% dello scenario “Low Ambition”) e allo zero nel 2050 (contro il 57,9% del trend inerziale e il 31,3% dello scenario “Low Ambition”).

Ridurre le importazioni di combustibili fossili da altri Paesi è una condizione necessaria e realizzabile solo grazie all’aumento della produzione di energia da fonti rinnovabili, che sono quindi lo strumento più efficiente per ridurre le emissioni e aumentare l’indipendenza energetica.

 

Le proposte

Per accelerare il percorso verso un’economia a zero emissioni, lo studio indica due prerequisiti e cinque proposte. Il primo prerequisito è costituito dalla necessità di garantire stabilità, trasparenza e coerenza delle politiche e misure energetiche della Ue, nazionali e locali. Il secondo è sostenere la produzione industriale nel potenziamento delle tecnologie green esistenti, oltre a sviluppare nuove soluzioni verdi, eliminando i sussidi ai combustibili fossili.

Le cinque proposte per un’economia a zero emissioni:

  • Una proposta trasversale consiste nel garantire una forma di cooperazione più forte e un maggior grado di armonizzazione nella governance della transizione energetica a livello europeo.
  • Nel settore elettrico, semplificare le procedure di autorizzazione per gli impianti rinnovabili, facilitare gli interventi sulle infrastrutture energetiche, promuovere la gestione della domanda, e la diffusione di strutture di stoccaggio e di soluzioni per la flessibilità.
  • Nei trasporti, snellire le procedure per la realizzazione di infrastrutture di ricarica, rafforzare la collaborazione tra tutti gli attori della mobilità elettrica, promuovere l’interoperabilità, ottimizzare i tempi di connessione alla rete e favorire l’elettrificazione del Traporto Pubblico Locale (TPL).
  • Per il settore industriale, sfruttare i quadri giuridici per sostenere il passaggio tecnologico verso soluzioni più ecologiche, creare laboratori di trasferimento tecnologico per soluzioni di elettrificazione diretta e indiretta, e favorire i sistemi di demand-response.
  • Nell’ambito degli edifici, definire l’eliminazione graduale delle caldaie a combustibile fossile e creare uno sportello unico per sostenere il rinnovamento degli edifici.