Giro Under 23: il via da Forlì, dove tutto è iniziato

Giro Under 23: il via da Forlì, dove tutto è iniziato

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È incredibile come il cronoprologo che inaugura il Giro d’Italia Under 23 Enel, affondi le proprie radici nella storia stessa del ciclismo. Perché questo breve circuito cittadino che termina proprio nella grande piazza di Forlì (sovrastata dalla statua di Aurelio Saffi, uno dei triumviri della Repubblica Romana per difendere la quale perse la vita a ventun anni Goffredo Mameli, non prima di averci regalato quello che sarebbe diventato l’Inno Nazionale) prende il via dallo stadio intitolato a “Tullio Morgagni”: nome che forse neanche i suoi concittadini sanno perfettamente “collocare”, ma che corrisponde nientemeno che all’ideatore del Giro d’Italia! Un uomo che già nel 1909 aveva visto lontano. Un grande innovatore che aveva capito che la “nuova forza” sociale e sportiva della bicicletta poteva portare a traguardi inimmaginabili.

Da giovane caporedattore della “Gazzetta dello Sport” (il giornale rosa che ha poi ispirato quello che sarebbe diventato l’ambitissimo colore del primato), assieme a Eugenio Costamagna e Armando Cougnet, inventò quello che ancora adesso è lo spettacolo sportivo più popolare del nostro Paese. E quindi l’omaggio del Giro-baby diventa un omaggio a una tradizione che, in tutti i settori, è fondamenta di qualsiasi iniziativa imprenditoriale, culturale e ovviamente sportiva: ma anche a una visione del futuro che oltre un secolo fa aveva aperto frontiere di una fertilità preziosa.

Forlì, città di grande tradizione ciclistica non solo nell’agonismo, ma anche nella sua quotidianità civile, vanta ben tre vincitori del Giro d’Italia (e anche lo scorso anno fu sede di tappa del Giro Under 23): Ercole Baldini nel 1958 (anno in cui diventò persino campione del Mondo), Arnaldo Pambianco nel 1961 (Giro reso storico dal Centenario dell’unità d’Italia che gli conferì una preziosa maglia rosa eccezionalmente bordata col tricolore) e Glauco Servadei nel 1943: anche se la guerra non permise ai corridori di terminarlo, escludendo così il suo successo incompiuto dagli annuari. Ma non dalla gloria del ciclismo.