Sprigiona il tuo talento

Come possono le aziende individuare, attirare, coltivare nuovi talenti? Quali sono i valori e le buone pratiche che guidano le organizzazioni capaci di stimolare la crescita e il benessere delle proprie persone, oltre che della società? Qual è l’atteggiamento giusto attraverso cui ciascuno di noi, anche nei momenti di maggiore difficoltà, può trovare dentro di sé la forza di innescare un processo continuo di miglioramento professionale e umano?

Sono queste le domande a cui abbiamo voluto rispondere il 31 gennaio in occasione dell’evento Sprigiona il Tuo Talento: un momento di incontro, di confronto e di condivisione organizzato in collaborazione con Talents in Motions, gruppo di Social Responsibility nato con il preciso scopo di connettere aziende, università e istituzioni italiane con i migliori talenti provenienti dall’estero, per contribuire ad arricchire il capitale umano del nostro Paese fino a renderlo un nuovo polo d’eccellenza a livello europeo e globale.

Moderato da Esther Intile, nostra Responsabile Employer Branding e Patrizia Fontana, Presidente and Fondatrice di Talents in Motion, l’evento ha visto alternarsi storie, racconti ed esperienze di imprenditori, giornalisti e sportivi che ci hanno aiutato a far emergere tematiche a noi molto care, come la centralità della persona, la sostenibilità, l’innovazione e l’inclusione, dal loro punto di vista inedito e attraverso la loro esperienza di vita. 

È il caso di Carlo Albini, nostro Responsabile People and Organization Staff & Services: un «ingegnere rinnegato», per sua stessa ammissione, che soltanto ricollegando alcune tappe salienti della sua carriera, a volte percepite come fallimentari, si è reso conto di essere approdato, quasi casualmente, al «mestiere più bello del mondo»: guidare le persone alla ricerca del proprio talento innato attraverso i valori del benessere, della motivazione e del risultato. «Ho trovato la motivazione nell’essere parte di qualcosa che era complementare a me: il team. Dare il senso della trasformazione al team, ragionare con loro su come crescere insieme, per costruire una cosa fantastica: il benessere, non solo fisico ma anche organizzativo”.

Il talento, inoltre, non conosce età: anzi, il confronto tra generazioni diverse diventa la condizione ideale per portare valore aggiunto ad aziende e imprese. Lo ha raccontato Livia Viganò, co-fondatrice di Factanza, media company nata con la mission di rivoluzionare il mondo dell’informazione, rendendolo più fruibile e interessante per i giovani attraverso i social media: «Abbiamo capito, parlando con tante persone, che la cosa più importante non è solo la competenza, che può essere acquisita con l’esperienza. Quello che secondo noi fa la differenza è l’attitudine a vedere fuori dagli schemi. Cercare di porsi le domande giuste per ribaltare un po’ lo status quo, e capire di cosa hanno davvero bisogno le persone nel presente, con uno sguardo sul futuro. Quella propensione all’innovazione, a mettersi nei panni degli altri, non è per niente scontata. Per questo cerchiamo sempre risorse con background molto diversi, per portare più unicità all’interno della nostra azienda».

Del resto inclusione, ma anche sostenibilità e innovazione rappresentano i valori che guidano il nostro Gruppo, e che abbiamo ripercorso durante l’evento dedicato alle esperienze di chi, muovendosi sulla scia di questi precetti, non si limita ad affinare il proprio talento ma vuole imprimere una spinta al progresso dell’intera società.

Una missione che non può prescindere dall’utilizzo consapevole delle più recenti innovazioni tecnologiche, prima tra tutti l’intelligenza artificiale. Strumenti destinati a modificare profondamente la nostra società, il nostro vivere quotidiano e lavorativo, e che perciò devono essere impiegati, secondo la giornalista Barbara Carfagna, per ribadire ancora una volta la centralità del fattore umano nel nuovo mondo digitale, inaugurando nuove relazioni benefiche tra macchine e persone: “Dobbiamo perseverare nella costruzione di un ecosistema che accolga queste tecnologie, ma che ci consenta di integrarle con la nostra idea di lavoro. Che non è soltanto legata all’efficienza, ma anche al benessere, alla felicità, alla sostenibilità”.

In questo contesto, sono spesso le generazioni più giovani a portare nelle aziende una nuova sensibilità, a volte sfidando quella che Rachele De Angelis, nostra collega e capo della delegazione italiana al G7 Youth Summit (2021), ha definito una frattura generazionale, alla base della profonda disillusione con cui troppi giovani guardano al futuro: «Per chi come me crede nello sviluppo sostenibile e ha deciso di far parte di un’azienda che ha investito tout court nel suo modello di business verso la transizione energetica, includendo anche biodiversità ed economia circolare, la vera sfida è comunicare alle nuove generazioni, spingerle a curiosare un po’ di più in quello che fanno aziende come Enel, per scoprire che l’alternativa esiste e si sta già percorrendo».

Il talento di guardare al futuro con determinazione e ottimismo, affrontando avversità che sembrano insormontabili fino a trovare nuove occasioni di crescita personale, e trasformarle in progetti di benessere collettivo, è emerso con chiarezza anche dalle parole degli atleti paralimpici Patrizia Saccà e Alessandro Ossola: campioni di forza e proattività, che hanno voluto condividere con tutti i presenti la loro storia per sottolineare come ogni cambiamento, per quanto drammatico e improvviso, possa diventare un’occasione per scoprire nuove potenzialità. «Il cambiamento spaventa, è umano», ha confessato Alessandro Ossola, «ma penso che sia qualcosa che si debba accogliere, perché tutti i grossi cambiamenti portano sfide e difficoltà, ma anche cose positive. Se non mi fosse successo tutto questo, non sarei qui: non avremmo potuto parlare di queste tematiche, non sarei stato alle Paralimpiadi di Tokyo, non sarebbero successe tante cose. Il cambiamento penso sia qualcosa da affrontare, ma col sorriso». Un messaggio rilanciato anche da Patrizia Saccà: «Quando qualcuno mi dice ‘Ma tu sei forte’, io dico sempre: no, io non sono forte. Ho avuto coraggio, volontà, determinazione nel cercare di vivere la mia vita. Ognuno di noi, al proprio interno, ha tutte queste cose, e l’unione di queste cose può diventare una forza. Ma anche dietro chi apparentemente sembra forte può celarsi una debolezza. Dove ho messo la mia debolezza? Nel riconoscere il mio talento. Ho passato qualche anno nel tunnel, e poi mi sono reiventata». 

Il talento, insomma, non si limita ad affrontare le contingenze del presente, ma vuole prima di tutto immaginare le strade del futuro. È questo il nostro messaggio per i ragazzi. Cosa serve per costruire una nave? Prima di ogni cosa, serve desiderare il mare. La prima cosa da fare per compiere un’impresa impossibile è desiderare, fare, fino a superare quell’ostacolo apparentemente insormontabile. Cerchiamo di desiderare un futuro migliore. Perché insieme possiamo cambiare le cose, e solcare il mare.