Giro Under 23: dove è nata una stella

Giro Under 23: dove è nata una stella

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Ci sono date che travalicano ogni possibile fascino dell’attualità. Che fanno capire come tutto “sia già successo”, proiettandosi allo stesso tempo verso un inatteso futuro e verso inattese prospettive, in una declinazione ante litteram di quella che ora si chiama “proattività”. Che nel nostro caso celebrano, persino oltre ostacoli durissimi, la nascita di una stella.

Oggi il Giro d’Italia Under 23 Enel affronta una tappa certamente non difficile, un delicato, pianeggiante omaggio alla pianura del Po che viene attraversato all’altezza di Viadana. Tocca località di grande significato paesaggistico, storico e artistico: dai silenziosi argini vicino ai quali dipingeva il grande e tormentato Antonio Ligabue, alla meravigliosa Cremona, patria di Monteverdi e Stradivari, eccellenza mondiale della musica e soprattutto patria universale della liuteria (nonché città di Ugo Tognazzi, grande amico del ciclismo per aver seguito e raccontato da par suo parecchi Giri e di Mina, la più grande cantante italiana di tutti i tempi).

Eppure tutto questo passa in secondo piano davanti alla potenza della data: il 10 giugno. Il giorno in cui, nel 1940, Fausto Coppi si svegliò a Milano all’indomani della vittoria del primo dei suoi cinque Giri d’Italia. Doveva essere un giorno felice, un grande inizio (e certamente, alla lunga, lo fu). Ma nel pomeriggio stesso di quel lunedì di possibile festa l’Italia entrò in guerra. E la Grande Tragedia non soltanto fece danni devastanti e inenarrabili in Italia e nel Mondo, ma sembrò stroncare sul nascere una carriera sportiva nata poche ore prima e alla fine diventata comunque leggendaria. Per fortuna, sia l’Italia che Coppi seppero rimettersi in piedi.

Il ventenne Fausto, in realtà si affacciò alla corsa rosa come gregario di Gino Bartali alla Legnano: e in teoria avrebbe dovuto rispettare le consegne che lo volevano umile apprendista di fronte all’immensità sportiva del suo capitano. Ma nella tappa che andava da Firenze a Modena (dunque non lontanissimo dalla partenza di oggi), col permesso di Bartali acciaccato da una caduta, volò via sull’Abetone e trionfò con quasi quattro minuti di vantaggio, conquistando la sua prima maglia rosa che conservò fino alla fine.

“Fu allora, sotto la pioggia che veniva giù mescolata alla grandine - scrisse di lui lo scrittore Orio Vergani - che io vidi venire al mondo Coppi. Vedevo qualcosa di nuovo: aquila, rondine, alcione, non saprei come dire, che sotto alla frusta della pioggia e al tamburello della grandine, le mani alte e leggere sul manubrio, le gambe che bilanciavano nelle curve, le ginocchia magre che giravano implacabili, come ignorando la fatica, volava, letteralmente volava su per le dure scale del monte, fra il silenzio della folla che non sapeva chi fosse e come chiamarlo”.

Si chiamava Fausto Coppi, appunto. Diventò il più grande ciclista della storia.