L’azione globale per la lotta ai cambiamenti climatici

L’azione globale per la lotta ai cambiamenti climatici

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L’incremento delle emissioni di gas serra, provocato da attività umane, sta causando un aumento della temperatura media globale e della frequenza e intensità degli eventi meteorologici estremi, con conseguenze irreversibili sugli ecosistemi. Secondo l’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) "è estremamente probabile che l’aumento di temperatura superficiale media globale osservata dal 1951 al 2010 sia stata causata per almeno il 50% da aumenti delle concentrazioni di GHG (Greenhouse Gases, ovvero i gas a effetto serra) dovuto alle emissioni antropogeniche”. Inoltre, come confermato dall'ultimo Special Report dell’IPCC, si stima che le attività umane abbiano già oggi causato un incremento di 1°C della temperatura media globale. Se la temperatura  dovesse continuare ad aumentare al ritmo attuale, dovrebbe raggiungere 1,5°C tra il 2030 e il 2052, con importanti conseguenze sugli ecosistemi terrestri e gli oceani: crescente frequenza di eventi meteorologici estremi (tempeste, uragani, inondazioni, siccità, incendi), aumento del livello di oceani e mari a causa dello scioglimento dei ghiacciai, cambiamenti irreversibili degli ecosistemi con maggiori rischi di estinzione per un ampio numero di specie, soprattutto se non si riuscirà a contenere l’aumento della temperatura media entro 1.5°C.

Nel dicembre 2015 la COP21 di Parigi (l'annuale Conferenza Onu sul Clima) ha prodotto l’atteso accordo sui cambiamenti climatici che fornisce un quadro concreto e credibile per perseguire la strada della decarbonizzazione. Il testo giuridico definitivo dell'accordo prevede: obiettivi globali a lungo termine chiari e ambiziosi per affrontare i cambiamenti climatici; un quadro di governance trasparente che fornirà agli investitori la necessaria visibilità sugli obiettivi nazionali e sulle politiche pianificate per sostenerli; una Climate Finance rafforzata attraverso il rinnovato impegno a favore sia dei finanziamenti top-down tipicamente governativi, sia di strumenti di tipo bottom up come i mercati del carbonio.

L’attenzione ai cambiamenti climatici sta trovando un supporto sempre più convinto da parte di una vasta platea di stakeholder che auspicano una rapida e sostenibile transizione energetica. Negli ultimi anni stanno aumentando i soggetti che si sentono direttamente coinvolti e desiderano offrire il proprio contributo nel definire nuove idee e azioni che possano aiutare i policy maker. Temi quali la qualità dell’aria, la gestione delle foreste, l’economia circolare, il carbon pricing e la transizione equa, fino a ieri gestiti in maniera molto circoscritta, vengono oggi affrontati come elementi inseparabili di un quadro integrato. Tali sfide vengono perseguite con l’aiuto di obiettivi ambiziosi sia nei paesi sviluppati sia nelle economie emergenti facendo leva su una transizione energetica sempre più accelerata. Ne sono una prova i numerosi vertici sul clima che vengono organizzati durante tutto l’anno da differenti stakeholder in diverse aree del pianeta, attraverso i quali si punta a dare impulso ai Governi all’interno del processo negoziale delle Nazioni Unite.

Nel dicembre del 2018 la COP24 di Katowice si è conclusa positivamente approvando le attese Regole Attuative dell’Accordo di Parigi (il cosiddetto “Paris Rulebook”). Il risultato attesta la volontà dei governi di andare avanti nonostante le incertezze del ciclo economico e le dinamiche geopolitiche difficili. Il testo finale è caratterizzato da luci e ombre: contiene indicazioni molto positive sulla trasparenza delle azioni che saranno assunte dai governi, per aumentare la visibilità politica di medio-lungo termine e la stabilità regolatoria per gli investimenti; i risultati sono, invece, deludenti relativamente all’ambizione degli obiettivi nazionali che determina la velocità di decarbonizzazione dei sistemi energetici. L’accordo raggiunto risulta anche poco soddisfacente sulla Climate Finance che dovrebbe supportare gli investimenti necessari per la transizione energetica e la riduzione delle emissioni nei settori non energetici. Sul tema dell’ambizione e della Climate Finance il negoziato proseguirà in vista del prossimo UN Climate Summit convocato dal Segretario Generale dell’ONU António Guterres per la seconda metà del 2019. Per le rimanenti ulteriori regole tecniche, invece, i lavori continueranno in vista della prossima COP25 che si terrà a Santiago del Cile.

In uno scenario così articolato, Enel è impegnata a fornire il proprio supporto a un’attuazione rapida ed efficiente della transazione energetica grazie alla sua vocazione di azienda sostenibile. Con una sempre maggiore attenzione richiesta da una vasta platea di stakeholder verso temi quali la crescita della domanda energetica, la decarbonizzazione, l’urbanizzazione, l’elettrificazione e una maggiore sostenibilità, Enel sta portando avanti la sua Energy Transition Roadmap fornendo il proprio sostegno a Paesi caratterizzati da differenti driver e aspettative. Una forte penetrazione delle energie rinnovabili, l’importante ruolo dell’elettrificazione in tutti i settori (industria, residenziale e trasporti) e della digitalizzazione (big data, demand & response) rappresentano le principali leve con cui Enel si è attivata. Il tutto prestando una forte attenzione alla dimensione sociale nel pieno spirito di collaborazione lanciato dall’Accordo di Parigi.

*Autori:

Daniele Agostini, 

Responsabile Low Carbon and Energy Policies, Enel

Mariano Morazzo

Responsabile Climate Change and Renewable Energy Policies, Low Carbon and Energy Policies, Enel