GEOTERMIA - Nota stampa Enel Green Power

Sono state di recente rilasciate dichiarazioni, alcune peraltro offensive, che ancora una volta mettono in dubbio il primato ambientale e tecnologico della centrale di Bagnore 4, in Amiata, e, con esso, anche il livello di eccellenza di Enel Green Power e del know how italiano nel settore della geotermia a livello mondiale.
Sedicenti esperti di cicli geotermici sostengono che anche in Amiata si sarebbe dovuto utilizzare il cosiddetto “ciclo chiuso a emissioni zero”, utilizzato da Enel Green Power stessa negli Stati Uniti e in altre parti del mondo: sull’argomento appare necessario confermare che il dato oggettivo è che l’impianto di Bagnore 4 utilizza le migliori tecnologie disponibili per il tipo di fluido presente nel serbatoio geotermico di Bagnore. La geotermia toscana, infatti, è caratterizzata da fluidi geotermici con elevata percentuale di gas che impediscono l’applicazione del ciclo a reiniezione totale del gas. Questa affermazione è suffragata dal fatto che non esistono nel mondo impianti a reiniezione totale che utilizzino fluidi con percentuali di gas maggiore dell’1%.
Nel dettaglio, Enel Green Power ritiene opportuno confutare le seguenti affermazioni false e strumentali:
1. “Enel Green Power non vorrebbe applicare la reiniezione totale, in quanto con questo processo si avrebbe una perdita di efficienza, con conseguente minore produzione e guadagni”: questo non è vero in quanto la minor produzione del processo a reiniezione totale verrebbe abbondantemente compensata dalle migliori tariffe di vendita dell’energia elettrica previste dai decreti ministeriali per questi impianti. Grazie a tali incentivi, infatti, i progetti pilota, qualora fosse tecnicamente possibile la loro realizzazione, sarebbero molto più convenienti dei progetti realizzati da Enel Green Power.
2. “Enel Green Power utilizza vecchie tecnologie, rispetto alle nuove tecnologie, caratteristiche degli impianti pilota”: anche questa affermazione è falsa. Le macchine a ciclo binario, utilizzate negli impianti pilota, sono note e applicate da oltre un secolo e questa tecnologia non ha caratteristiche di novità rispetto a quelle utilizzate da Enel Green Power in Toscana. Peraltro, la reiniezione totale trova i suoi limiti non nell’impiantistica di superficie (cioè il tipo di centrale), ma nella conformazione del serbatoio minerario (quanto si trova nel sottosuolo). A riprova della mancanza di “pregiudizi tecnologici” e della piena conoscenza di questi impianti, Enel Green Power utilizza già da molti anni il processo di tipo binario laddove vi siano disponibili fluidi con basso tenore di gas (USA, Cile, Germania). Sull’argomento della reiniezione totale sono stati poi elaborati vari studi accademici che teorizzano questa possibilità, ma si tratta di studi puramente teorici (a cui peraltro la stessa Enel Green Power, tra i leader anche nella ricerca nel settore geotermico, ha partecipato con propri tecnici) che non sono supportati da esempi di successo di applicazione pratica, nel caso di fluidi con elevato tenore di gas, in quanto partono da ipotesi scientifiche non provate sulla modellazione del serbatoio. È noto agli esperti che l'unica prova pratica di reiniezione totale di gas con queste caratteristiche, fatta dalla Marina Militare negli Stati Uniti, nella concessione geotermica di Coso, fallì dopo poche settimane di esercizio.
3. “gli impianti a reiniezione totale determinano minori impatti ambientali”: di nuovo un’affermazione falsa e non suffragata dalla possibilità di un confronto reale. Appare evidente, infatti, che tanti piccoli impianti distribuiti sul territorio possono determinare maggiore impatto di un unico impianto di taglia maggiore; inoltre occorrerebbe verificare nella realtà (qualora questo fosse possibile) l’effettiva condizione emissiva degli impianti a reiniezione totale in assetto di fuori esercizio per accidenta ....