Economia circolare: i pilastri di un modello di sviluppo sostenibile

Economia circolare: i pilastri di un modello di sviluppo sostenibile

Utilizzare fonti energetiche e materiali rinnovabili, estendere la vita utile di un prodotto, creare piattaforme di condivisione, riuso e rigenerazione, ripensare i prodotti come servizi. Tutto questo è l’Economia Circolare, un modello che nasce per rispondere alle esigenze di sostenibilità del Pianeta e che rappresenta per le imprese una straordinaria opportunità in termini di competitività, innovazione e occupazione, creando valore per sé e i propri clienti.

Il paradigma circolare si basa su cinque pilastri che possono essere applicati singolarmente o in combinazione tra loro:

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L’adozione di modelli in linea con i principi dell’Economia Circolare è stata inserita tra le priorità strategiche dell’Unione Europea perché rappresenta un’opportunità di crescita e sviluppo in termini di competitività, innovazione, ambiente e occupazione.

  • competitività: modelli di business meno legati all’utilizzo di materie prime consentono di sviluppare una struttura di costi meno esposta al rischio di volatilità dei prezzi sia per dinamiche di mercato sia per interventi normativi. Recenti stime parlano di possibili benefici al 2030 pari a una riduzione tra il 17% e il 24% dell’utilizzo di risorse, risparmi per 630 miliardi di euro l’anno, crescita del Pil europeo del 3,9%
  • innovazione: il ripensamento dei modelli di business in un’ottica circolare rappresenta una forte spinta all’innovazione; la digitalizzazione consente alle aziende di ripensare i processi aprendo nuove opportunità in ogni ambito di business
  • ambiente: limitare l’impatto ambientale rappresenta un importante contributo alla riduzione dei rifiuti e dell’inquinamento atmosferico e al contenimento del surriscaldamento globale, come previsto dall’accordo di Parigi
  • occupazione: la riduzione della quantità di materie prime utilizzate e la crescita di servizi a valore aggiunto dovrebbero comportare uno spostamento della struttura dei costi dalle materie prime al lavoro, cioè da settori più automatizzati a settori prevalentemente legati all’attività umana (servizi, manutenzione, riparazione).