Se l’unione fa l’auto elettrica

{{item.title}}

Lo hanno ribattezzato "range anxiety". È il timore di non avere sufficiente autonomia per riuscire a raggiungere un punto di ricarica della propria auto elettrica. Il neologismo sta ormai entrando nel vocabolario comune di molti Paesi nei quali la e-mobility ha già cominciato a essere un fenomeno di massa, ma già da tempo è al centro di progetti e innovazioni di utility dell'energia e case automobilistiche impegnate a rendere sempre più accessibili e diffuse le soluzioni di mobilità sostenibile alimentate con l'elettricità.

Nel "paradiso" della mobilità eco-sostenibile - la Norvegia - sono operativi 6600 punti di ricarica, esiste un piano nazionale di facilitazioni per l'acquisto di veicoli a zero emissioni e lo scorso anno sono state immatricolate circa 21.000 auto elettriche (su una popolazione di poco più di 5milioni di abitanti): il termine per indicare il timore di "restare a secco" di elettricità (rekkeviddeangst ndr) è stato persino inserito tra le parole dell'anno nel 2013.

L'accesso alla ricarica dell'auto elettrica è uno dei principali interrogativi dei consumatori sull'effettiva utilizzabilità delle soluzioni di e-mobility in sostituzione dei veicoli alimentati da combustibili fossili. E il fatto che la "range anxiety" stia entrando nel vocabolario comune è un segno positivo perché indica che l'esigenza è concreta - dove posso fare il "pieno" di elettricità? - e quindi la mobilità elettrica è considerata come una soluzione reale e non più come un progetto futuribile ancora di là da venire.

L'innovazione tecnologica è uno degli ambiti nei quali sta crescendo la risposta a questa domanda. Il lavoro per la standardizzazione dei dispositivi di ricarica, l'ampliamento dell'autonomia delle batterie e l'implementazione di sistemi conformi sui differenti modelli di auto (full-electric e plug-in) vede impegnate tanto le case automobilistiche quanto le aziende energetiche che guidano la realizzazione delle colonnine.

Collaborazione e condivisione sono elementi cardine per lo sviluppo della mobilità elettrica. Nessuno dei tanti settori coinvolti - utility energetiche, industria automotive, aziende di TLC, amministrazioni pubbliche - può vincere da solo la gara dell'innovazione che caratterizza la diffusione della e-mobility.

L'interoperabilità dei sistemi di ricarica è una delle chiavi di volta di questa collaborazione dove l'eccellenza di un singolo attore può contribuire allo sviluppo della mobilità elettrica nel suo complesso e quindi recare vantaggio a tutti i soggetti industriali oltre che ai consumatori. Le partnership tra operatori energetici in Italia rappresentano uno degli esempi più efficaci di questa collaborazione per il bene comune dell'intero ecosistema della e-mobility.

I guidatori elettrici italiani che vogliono sapere dove fare rifornimento hanno a disposizione soluzioni web e app mobile come Enel Drive che localizza le colonnine di ricarica e indica se sono occupate o accessibili. È un portale semplice e immediato che "nasconde" al suo interno la forza dell'interoperabilità grazie alla quale l'Italia sta facendo crescere la sua flotta nazionale di auto elettriche.

L'elenco dei punti di ricarica di Enel Drive riporta ubicazione e matricola di ogni singolo dispositivo, accessibilità in tempo reale e anche "asset provider" ovvero l'azienda erogatrice del servizio. In questa colonna non si trova solo una lunga e ripetuta serie di Enel Distribuzione ed Enel Energia. Enel Drive infatti segnala anche colonnine e punti di ricarica di altri produttori così come i portali di questi ultimi segnalano quelli di Enel. Non si tratta di un'inspiegabile anomalia per cui imprese concorrenti si fanno improvvisamente pubblicità a vicenda ma è la documentazione della reale diffusione dell'interoperabilità in Italia. Le utility elettriche concorrono insieme a promuovere i servizi di ricarica necessari alla diffusione della e-mobility per la quale è come non mai vero che "l'unione fa la forza".