Startup Italia, un ecosistema in cerca di mercato

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In Italia il tessuto delle startup innovative cresce e attrae sempre di più l'attenzione degli investitori. A più di tre anni dall'entrata in vigore delle misure per promuovere le giovani imprese innovative, i numeri parlano chiaro: a metà 2016 le startup erano 5.940, circa il 40% in più rispetto al 2015 con un balzo sul 2014 del 160%.

Un settore vivace e in crescita fotografato dalla Relazione annuale al parlamento sullo stato di attuazione e sull'impatto della policy a sostegno delle startup e delle Pmi innovative, redatta dal Ministero dello Sviluppo economico.

Il Rapporto 2016 del Mise sullo 'Startup Act italiano' è stato presentato nei giorni scorsi da Stefano Firpo, direttore generale per la politica industriale, la competitività e le Pmi del ministero, nel corso di un incontro al Luiss EnLabs, a Roma, seguito da una tavola rotonda alla quale è intervenuto, tra gli altri, il direttore della funzione Innovazione e sostenibilità di Enel, Ernesto Ciorra.

L'ecosistema delle startup italiane dunque è in fermento, sempre più attraente per gli investitori e capace di utilizzare in modo efficace gli strumenti messi a loro disposizione. Anche se la dimensione delle imprese innovative italiane stenta a decollare: il livello di fatturato complessivo alla fine del 2016 si è attestato sotto i 600 milioni di euro, mentre il totale della forza lavoro prodotto dalle startup è di circa 35mila addetti, con una media di 3-5 persone per azienda.

Secondo Firpo è necessario capire come poter stimolare la crescita delle startup italiane: una questione che non sembra legata tanto alla reperibilità di finanziamenti, né all’offerta di innovazione, ma all’accesso al mercato. C’è un problema di domanda di innovazione. Un punto su cui serve aumentare la sinergia tra pubblico e privato e favorire il ruolo delle corporate industriali, sia sul fronte del corporate venture capital sia su quello dell’Open Innovation.

Fare Open Innovation per un’impresa industriale come Enel, ha sottolineato il direttore Innovazione e Sostenibilità Ciorra, non vuol dire infatti limitarsi a dare fondi alle startup, ma significa fare sviluppo industriale con loro, accompagnandole sui mercati globali. Il presupposto di questo approccio è l'apertura: “Open Innovation significa aprire le porte dell'azienda, spiegare quali sono le priorità tecnologiche e su queste lavorare in partnership con le startup, in modo collaborativo, diventando loro clienti”.

Per poter operare in questo modo e fare mentorship industriale, ha sottolineato Ciorra, le aziende devono strutturarsi al proprio interno e creare dei processi di governance dell'innovazione che agevolino il rapporto con le startup e allo stesso mettano in contatto diretto le esigenze del business con l'offerta di innovazione. Tutto questo richiede “una rivoluzione culturale”.

Ciorra ha quindi ricordato alcuni casi di startup “di successo” che hanno lavorato e lavorano con Enel - Athonet, I-EM e Nuvve – e i numeri dell'Open Innovation del nostro Gruppo, che negli ultimi due anni ha analizzato le idee di oltre 1.560 startup, ne ha incontrate 480, ipotizzato progetti industriali con 280 e finalizzato finora 80 partnership.