L’economia circolare per migliorare le città

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Ormai è un dato di fatto. Le città sono determinanti per influenzare il cambiamento economico, sociale e ambientale. Pertanto è lecito domandarsi quale applicazione possa avere l'economia circolare in un contesto urbano e quale potenziale abbia questo modello per migliorare le città, apportando maggiore prosperità, resilienza e vivibilità. A riguardo, la Ellen MacArthur Foundation ha recentemente pubblicato lo studio Cities in the circular economy: an initial exploration.

Il documento rientra nell’ambito della continua ricerca dell’Ellen MacArthur Foundation sull’economia circolare e propone modelli circolari per il contesto urbano. Delinea alcune delle sfide che la vigente economia lineare comporta per le città, analizza le alternative di una “città circolare” e illustra i loro modelli circolari. Lo studio apre inoltre a nuovi ambiti di ricerca.

Un approccio più sistemico

La Fondazione ritiene che le città riflettano i modelli economici. Nei loro spazi risiede oltre la metà della popolazione mondiale ed è concentrato l'85% del PIL globale; per questo motivo ogni nuovo modello economico deve confrontarsi con le città. Rappresentano infatti un ottimo banco di prova e amplificano l'impatto dell'economia circolare. Concentrando persone, materiali e dati in un piccolo territorio, la città apre opportunità per nuovi modelli di business, come la logistica inversa, la raccolta di materiali, il riutilizzo, il leasing e la condivisione. La sua dimensione offre un punto di convergenza con un'abbondanza di materiali che, se utilizzati al meglio, possono creare nuove opportunità. La grande densità demografica crea inoltre mercati locali e fornisce potenzialità per modelli di business di produzione e rielaborazione locali.

Un altro elemento che rende il contesto urbano ricettivo agli stimoli dell'economia circolare è la flessibilità degli amministratori locali: risulta maggiore rispetto a quella dei governi nazionali, le cui strutture appaiono non di rado pesanti e burocratiche. Potenziare le amministrazioni comunali aiuterebbe a generare cambiamenti molto più velocemente. Inoltre, le città cresceranno a un ritmo vertiginoso nei prossimi 30-40 anni. Quasi la metà delle infrastrutture di cui avremo bisogno entro il 2050 non sono state ancora costruite, ma con l’economia circolare si potrebbero evitare gli impedimenti causati dal modello lineare. Le città sono infine molto più veloci nell’adottare soluzioni digitali, sia che si tratti di nuove applicazioni, di spazi creativi o di piattaforme per la condivisione: tutto parte da qui. Di solito la popolazione è aperta alle nuove tecnologie e l’alta concentrazione di persone, così come di risorse, può facilitarne la diffusione. Queste impattano infatti su bisogni reali, come la condivisione delle auto o degli spazi, scelta sempre più necessaria per contenere i costi dei trasporti, ma anche per migliorare la fruizione delle aree esistenti.

In conclusione, lo studio della Fondazione ha rilevato che la “lente circolare” della città promuove e applica i sistemi nell’ottica dei vantaggi economici, sociali e ambientali che possono scaturire in ambito urbano, illustrando la ragione economica che li sostiene. Altri modelli sono molto forti in aspetti specifici: le città "verdi" o "ecologiche" hanno naturalmente una connotazione ambientale, ma presentano carenze dal punto di vista economico, mancando di una riflessione che mostri come procedere al cambiamento. L’approccio circolare è più sistemico, perché in grado di risolvere i problemi, generare profitti e migliorare la qualità della vita nelle città.