Economia circolare, la perfezione del cerchio

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Da che punto si parte per disegnare un cerchio? Ecco, in breve, il sunto del tema affrontato a Milano durante la giornata del 30 novembre scorso del Design Summit 2017, iniziativa del Corriere della Sera giunta al secondo anno e nata per “osservare e raccontare persone, tendenze e progetti del design”.

Il cerchio in questione non è una semplice figura geometrica, ma quello dell’economia circolare, rispetto al quale il convegno si è proposto di individuare, per l’appunto, “come partire”.

“In realtà sappiamo che molti sono già partiti, - ha detto il vicedirettore del Corriere Barbara Stefanelli durante i saluti d’apertura, - ma se è vero che puntare sulla sostenibilità è la strategia più efficace per programmare un futuro migliore, è anche vero che è difficile individuare il modo migliore di partire.” Di qui l’idea del convegno, al quale sono stati invitati rappresentanti di aziende (fra cui il nostro Gruppo) che, nelle parole di Stefanelli, quel modo l’hanno individuato da tempo.

“L’economia circolare scardina i settori, soprattutto quelli alla base dell’economia, come quello energetico, e spinge all’adozione di una mentalità nuova, che in Italia siamo riusciti a fare nostra molto rapidamente” ha detto il direttore della Fondazione Symbola Domenico Sturabotti al pubblico intervenuto nella sala Buzzati, a pochi passi dalla storica sede del quotidiano milanese: “Per quanto riguarda l’eco efficienza, i numeri dimostrano che l’Italia sta migliorando notevolmente e più rapidamente di altri Paesi europei. Per esempio siamo oggi il Paese leader nella UE per la quota di energie rinnovabili sul Prodotto interno lordo, nonché sulla quota di rifiuti riciclati. E in generale si può dire che cresce in modo significativo la propensione a investire nel green da parte delle imprese, con in testa le utility pubbliche. Si vedono anche gli effetti concreti che tale propensione ha sulla competitività: incremento del fatturato, delle nuove assunzioni, crescita delle esportazioni. A dimostrazione che il verde paga”.

L’esempio di Enel

Dopo Sturabotti è intervenuto Andrea Valcalda, Head of Sustainability di Enel, che ha raccontato la visione del nostro Gruppo riguardo all’economia circolare e alla sostenibilità. “Siamo al centro di una transizione energetica gigantesca, rappresentata dal passaggio dalle fonti fossili a quelle rinnovabili: è un percorso globale irreversibile e molto più rapido di quanto ci immaginiamo. E in fondo non c’è nulla di più circolare dell’energia proveniente da fonti rinnovabili. Oggi in Italia ci sono già migliaia di utenti che producono autonomamente l’energia, per esempio grazie ai pannelli solari installati sul tetto di casa, e che immettono in rete quella inutilizzata ricavandone un profitto. È un modello nuovissimo e dirompente rispetto a quello tradizionale, che però offre grandissime opportunità a chi sa adattarvisi velocemente. Noi l’abbiamo fatto con la tecnologia V2G, che offre già ai proprietari di auto elettriche la possibilità di trasformarle, nelle ore in cui non vengono utilizzate, in batterie collegate alla rete, per noi utili a stabilizzarla. E dunque a trasformarle in fonti di reddito. Nel nostro Paese, per fare un altro esempio, nell’ambito della transizione verso le rinnovabili abbiamo in programma la dismissione di ben 23 centrali a generazione tradizionale, la cui capacità produttiva ammonta a quella della Grecia. La domanda è: che cosa facciamo con quegli impianti? Ci limitiamo ad abbatterli o ad abbandonarli al degrado, oppure li trasformiamo in qualcosa di utile, coinvolgendo le comunità locali per trovare nuovi utilizzi di quelle strutture. Abbiamo scelto questa seconda strada, creando di fatto un enorme progetto di economia circolare: perché economia circolare significa anche mettere insieme settori totalmente diversi per creare valore condiviso.”

Ed è proprio perché l’economia circolare rappresenta spesso il punto di incontro fra comparti produttivi apparentemente privi di interessi comuni che l’Enel è stata invitata a un evento dedicato al design, cui partecipavano i rappresentanti di grandi aziende del settore del mobile. A questo proposito, Valcalda ha proposto un esempio illuminante: “Quando costruiamo un grande impianto all’estero, elementi come i pannelli fotovoltaici arrivano imballati in strutture di legno. A un certo punto ci siamo resi conto che, al termine della costruzione, ci ritrovavamo con enormi quantità di legno da smaltire, con costi ingenti dovuti alla necessità di riportarli al punto di origine. Allora abbiamo sviluppato progetti di coinvolgimento delle comunità locali, dove formiamo falegnami che, in seguito, usano quel legno per fabbricare mobili e complementi d’arredo. In questo modo alimentiamo una microimprenditoria, stabiliamo un rapporto di fiducia con i locali, ricicliamo materiale e risparmiamo sui costi di smaltimento, che avrebbero anche un impatto ambientale”.

È grazie a una serie di progetti come questo, ha ricordato Valcalda, e a una visione generale che pone la sostenibilità al centro della strategia aziendale, che il nostro Gruppo si è conquistato la fiducia di un’organizzazione intransigente come Greenpeace.

“In sostanza - ha detto Valcalda a conclusione del suo intervento - si tratta semplicemente di buon senso: in Italia, tradizionalmente abbiamo sempre riutilizzato le cose grandi e piccole. La differenza è che oggi la tecnologia ci consente di farlo molto meglio e in modo più efficace.”

Per disegnare un cerchio che porta verso il futuro forse il punto migliore da cui partire è il passato.