Rapporto ASviS: l’Italia a doppia velocità

{{item.title}}

Il 17 è un numero pieno di significati. Non solo per chi è superstizioso e affida il proprio futuro alla sorte, ma soprattutto per chi ha a cuore il futuro e sa di poterlo costruire per consegnare un mondo migliore alle generazioni che verranno. Diciassette sono gli SDGs, gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile individuati dalle Nazioni Unite giusto a questo scopo. Altrettanti i giorni, fra maggio e giugno scorsi, durante i quali l’ASviS (Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile, che riunisce più di 220 soggetti del mondo economico e sociale), col sostegno anche di Enel, ha organizzato in tutta Italia un festival con oltre 700 eventi per sensibilizzare l’opinione pubblica, affinché ciascuno dia il proprio contributo per raggiungere quegli obiettivi entro il traguardo del 2030.

Un’iniziativa di straordinaria importanza, evidenziata il 4 ottobre presso l’Aula dei Gruppi Parlamentari della Camera dei Deputati, in occasione della presentazione del Rapporto annuale dell’ASviS. Il documento non è solo il resoconto dell’anno corrente ma uno strumento utile per analizzare l’avanzamento del nostro Paese verso il raggiungimento dei 17 SDGs e per definire gli ambiti di intervento in maniera da rafforzare la sostenibilità economica, sociale e ambientale del modello di sviluppo italiano e, infine, per realizzare politiche che riducano le disuguaglianze, migliorino le condizioni di vita della popolazione e la qualità del nostro ambiente.

Nel corso della presentazione, il portavoce dell’ASviS, Enrico Giovannini, ha sottolineato come il rapporto contenga “elementi che ci fanno essere super entusiasti, e altri che sono in grado di deprimerci”. Se si guarda alla situazione globale, ha detto Giovannini, si può affermare che ci siano stati grandi passi avanti: per esempio il fatto che ben 112 Paesi, fra i quali l’Italia, abbiano delineato strategie precise per lo sviluppo sostenibile, i cospicui investimenti del settore privato, la grande diffusione delle energie rinnovabili, la lotta mondiale alla plastica, la crescente attenzione della finanza sostenibile.

Eppure, ha ammonito Giovannini, tutto questo non basta, perché “persiste il negazionismo verso il cambiamento climatico, c’è ancora un forte consumo di suolo, è aumentato il numero di chi sul pianeta soffre la fame, e sono cresciute le disuguaglianze: nel mondo ci sono oggi 40 milioni di persone in condizione di schiavitù, il 70 per cento dei quali donne, e si registrano ben 28 milioni di migranti ambientali”.

Riguardo all’Italia, ha proseguito il portavoce dell’associazione, il quadro non si diversifica molto da quello del resto d’Europa: benché il rapporto registri una diffusa mobilitazione sociale e “significativi passi avanti” in alcuni ambiti fra i quali Giovannini cita le energie rinnovabili, siamo ancora lontani dagli obiettivi, che spesso non sono definiti con sufficiente chiarezza, c’è una diffusa disattenzione dei media rispetto al tema e, in definitiva, “dobbiamo impegnarci molto di più per cambiare il nostro modo di pensare”. Un dato positivo, secondo Giovannini, è il disegno di legge depositato in Parlamento che prevede di inserire il concetto di sviluppo sostenibile nella nostra Costituzione, un passo già compiuto da Paesi come la Francia, la Svizzera e il Belgio, che assicurerebbe la tutela delle generazioni future. Ma non basta. “Dobbiamo sviluppare modelli in grado di tenere conto delle variabili ecologiche, ambientali e soprattutto sociali, con la necessaria attenzione all’uguaglianza e all’inclusione. In questo senso il rapporto contiene molte proposte di policy, e parecchi indicatori utili su scala nazionale e regionale. Però obiettivi come questi non si raggiungono solo con le leggi, bensì col cambiamento di mentalità delle persone, delle imprese e della finanza. È un cambiamento che cominciamo a percepire, in particolare nelle grandi aziende, ma c’è ancora bisogno di comunicare e diffondere il più possibile queste idee.”

Proprio per diffondere le idee, la seconda parte della mattinata è stata dedicata a una tavola rotonda sul tema “L'impegno delle città e delle Regioni per l’Agenda 2030”, che ha visto la partecipazione del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Stefano Buffagni, di Virginio Merola, sindaco di Bologna, di Guido Montanari, vicesindaco di Torino, del vicepresidente del Friuli-Venezia Giulia, Riccardo Riccardi, dei presidenti di Liguria e Lazio, Giovanni Toti e Nicola Zingaretti.

Particolarmente significative sono state anche le parole del ministro dell’Economia, Giovanni Tria, che ha sottolineato come sia necessario “portare avanti la crescita, ma questa dev’essere inclusiva, non perché altrimenti non siamo buoni, ma perché viceversa nel lungo periodo non ci sarebbe alcuna crescita”.