Economia, il valore della circolarità

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“Non puoi fare una buona economia con una cattiva etica”, scrisse il poeta Ezra Pound. E un’etica che promette ottimi risultati è certamente quella dell’economia circolare: un modello che offre enormi potenzialità; per attuarle è necessario cambiare l’approccio tradizionale al business, promuovendo iniziative per un uso responsabile delle risorse naturali e armonizzando gli aspetti economici, sociali e ambientali in un’ottica non lineare ma circolare.

Se ne è parlato lo scorso 5 giugno, proprio nella Giornata mondiale dell’ambiente, a Milano, nel palazzo della Regione Lombardia, durante il convegno “Come l’economia circolare può dare valore alle imprese italiane”, promosso da Credit Suisse.

Senza economia circolare non si può realizzare uno sviluppo autenticamente sostenibile: è questa la conclusione a cui, negli ultimi anni, sono giunte istituzioni, aziende, associazioni e molti privati cittadini. E lo sviluppo sostenibile è a sua volta una strada obbligata, l’unica che, grazie all’innovazione, può assicurare competitività e, al tempo stesso, preservare il futuro del nostro pianeta.

La tavola rotonda è stata aperta da Stefano Vecchi, CEO di Credit Suisse Italia, con un dato che invita a riflettere: l’utilizzo annuale delle risorse del pianeta è 1,7 volte superiore rispetto alla capacità di rigenerazione degli ecosistemi, ovvero quasi il doppio di quelle disponibili, tanto che, ha detto Vecchi, “se facessimo una proiezione dello stato attuale al 2050, per soddisfare la domanda di risorse avremmo bisogno di tre pianeti Terra”. Inoltre, poiché “otto delle dieci minacce più serie all’economia mondiale derivano da problemi correlati all’ambiente, è imperativo che le aziende adottino quanto prima i princìpi dell’economia circolare”.

Da questo punto di vista, l’Italia è un Paese virtuoso: oltre due milioni di posti di lavoro – pari al 13 per cento degli occupati – rientrano nella categoria green jobs, lavori con un impatto ambientale positivo. E non è il solo primato, come ha sottolineato Domenico Sturabotti, direttore della Fondazione Symbola: l’Italia è in testa alle classifiche europee anche per la quota di riciclo dei rifiuti totali (siamo al 79 per cento) e per la percentuale di energie rinnovabili in rapporto al consumo totale. Ma non basta, avverte Sturabotti, perché molte imprese italiane non hanno ancora abbracciato un’autentica cultura della sostenibilità.

Fra le aziende che hanno fatto dell’economia circolare un driver della propria strategia e che sono state invitate a raccontare la propria esperienza c’è Enel. Sul palco della tavola rotonda milanese è salito Ernesto Ciorra, Direttore Innovability® del nostro Gruppo, che ha ricordato come “il cambiamento costante, e quindi l’innovazione tecnologica, sia fondamentale per la sopravvivenza e la sostenibilità di un’impresa. Ecco perché abbiamo inventato il concetto di innovability®: innovazione e sostenibilità sono legate a doppio filo e ogni nostra decisione strategica è improntata a questi due princìpi cardine”.

Un altro cardine fondamentale nella strategia del nostro Gruppo, ha concluso Ciorra, è la centralità delle persone: “Quando abbiamo deciso di dismettere 23 impianti termici in Italia, la nostra prima preoccupazione è stata ricollocare chi ci lavorava. Da questo punto di vista, il tema dell’economia circolare può essere traposto anche sul piano delle competenze. Una vera e propria ‘circolarità delle persone’”.