Il nostro futuro tra empatia e tecnologia

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La parola Italia è sempre più ricercata su Google. Siamo un Paese di eccellenze, tra i primi in Europa e nel mondo in molti settori, dalla manifattura al turismo. Eppure la percezione degli italiani non è totalmente positiva.

A fotografare l’identità produttiva italiana è stato il rapporto 2019 “I.T.A.L.I.A. Geografie del nuovo Made in Italy” presentato durante la 17esima edizione del Seminario estivo (5-6 luglio) della Fondazione Symbola, a Treia (Macerata), uno degli appuntamenti di riferimento per la riflessione sulla sostenibilità e lo sviluppo del nostro Paese. Il tema del seminario di quest’anno è stato: “Da soli non si può. Empatia e tecnologia per costruire il futuro”. Una prospettiva originale, dove i due elementi non sono visti in contraddizione tra loro, ma possono completarsi a vicenda.

I segnali di vitalità dell’economia italiana non mancano. Giuseppe Tripoli, segretario generale di Unioncamere, li ha ricordati seguendo le parole dell’acronimo ITALIA che dà il titolo al rapporto, giunto alla quarta edizione (Industria, Turismo, Agro-alimentare, Localismo, Innovazione, Arte e cultura): l’export è in continua crescita, siamo il quinto Paese manifatturiero nel mondo, forti anche in settori che non appartengono tradizionalmente al Made in Italy (come farmaceutico ed elettronica), siamo al secondo posto in Europa per il turismo extra-europeo, l’agricoltura è sempre più di qualità, 5 milioni e mezzo di persone sono impegnate nel volontariato, i ricercatori italiani sono i più citati nelle pubblicazioni internazionali, siamo tra i primi in Europa nella green economy e nell’economia circolare e tra le capitali mondiali dell’arte e della cultura con il primato dei siti patrimonio Unesco.

“Questa è l’Italia che fa l’Italia” è la sintesi del presidente di Fondazione Symbola Ermete Realacci.

Eppure, conferma Nando Pagnoncelli, chief executive di Ipsos, prevale una lettura non positiva del Paese: per due italiani su tre il racconto negativo dell’Italia è meritato e manca la fiducia nel futuro.

Un paradosso al quale può venire in soccorso l’empatia, la capacità di entrare in sintonia con gli altri partendo da se stessi. Nazzareno Marconi, Vescovo di Macerata, Tolentino, Recanati, Cingoli e Treia, spiega che “l’approccio ideologico è il contrario di quello empatico, la realtà è più importante dell’idea, e la tecnologia può essere empatica se mette al centro l’uomo”, mentre il presidente della Regione Marche Luca Ceriscioli, cita l’esempio della mobilità elettrica “che crea un rapporto diverso con le cose intorno a noi, con l’ambiente e il territorio”.

Francesco Starace, amministratore delegato del nostro Gruppo, è intervenuto spiegando l’importanza dell’empatia nella transizione energetica, una rivoluzione in cui la tecnologia conferma di poter aiutare a migliorare le condizioni del nostro Pianeta, ma che non deve lasciare indietro nessuno. Inclusione è l’altra parola chiave. “Quando abbiamo deciso di riqualificare 23 centrali termodinamiche ci siamo aperti al dialogo con tutti” ha detto Starace. Proprio pochi giorni fa è stato avviato il processo che trasformerà l’ex centrale di Porto Tolle, sul Delta del Po, in un innovativo polo turistico che darà lavoro a più di 400 persone. Un progetto che è nato dal confronto con la comunità locale, perché “da soli non si può” ha concluso Starace riprendendo il titolo del seminario di Symbola.

Empatia e tecnologia sono alla base del processo di economia circolare che si è attivato nel Nordest, raccontato da Maria Cristina Piovesana, presidente vicario Assindustria Venetocentro: Treviso è diventata una delle prime province al mondo per la raccolta differenziata, un modello studiato in tutta Europa. “Un tempo buttavamo tutto nell’acqua, oggi recuperiamo anche la cellulosa dei pannolini” spiega Piovesana. Una trasformazione che vede le imprese protagoniste, anche perché, come aggiunge Luigi Abete, presidente BNL Gruppo BNP Paribas, in questi anni il rapporto con l’ambiente è molto cambiato: “La sostenibilità non è più un biglietto da visita con cui ci si presenta in società, ma è un presupposto del business: il mercato vuole prodotti sostenibili, le imprese sono diventate i più grandi alleati della rivoluzione ambientale”.

“La vera sfida è ricreare le condizioni di fiducia nel Paese dove i divari territoriali crescono giorno dopo giorno” è l’opinione di Sergio Silvestrini, segretario generale della Cna. “Il mondo ha voglia d’Italia, ma a volte l’Italia non ha così voglia di se stessa” aggiunge Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente, che conclude: “Avremmo più bisogno di empatia e meno di rabbia”.