Città, imprese e finanza sulla via della circular economy

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Dall’industria alla finanza, non c’è settore che oggi non sia toccato dalla transizione all’economia circolare. In Italia il tema è stato al centro di tre eventi recenti che hanno coinvolto esperti, manager, imprenditori ed esponenti delle istituzioni, proprio nei giorni in cui si è insediata la nuova Commissione europea presieduta da Ursula von der Leyen che ha messo il modello economico circolare al centro del programma di sviluppo per l'Europa.

Il 26 novembre, a Milano, in occasione della quinta edizione di “Motore Italia”, organizzato da Milano Finanza con Class CNBC e Capital, si è parlato di piccole e medie imprese e delle opportunità di rilancio del Paese. L’economia circolare, ha detto Luca Meini, responsabile Circular Economy del nostro Gruppo, rappresenta una chiave per diventare ancora più competitivi. Oltre che su quello più conosciuto - il riciclo e il riuso - l’economia circolare si fonda infatti su modelli di business innovativi che implicano un ripensamento del modo di fare impresa, quali gli input sostenibili (materie prime rinnovabili, riciclabili, biodegradabili), il prodotto come servizio (la possibilità di fruire dei prodotti senza acquistarli), le piattaforme di sharing, l’allungamento del ciclo di vita. Proprio la capacità di ripensare la catena del valore sin dalla fase iniziale di design e scelta dei materiali, di puntare sull’estensione della vita utile dei prodotti e sui relativi servizi, ha ricordato Meini, “è una caratteristica peculiare del Made in Italy: per questo la transizione in atto può rappresentare una grande opportunità per le PMI italiane”.

Altro appuntamento quello con la seconda conferenza annuale dell’ICESP (Italian Circular Economy Stakeholder Platform), tenutasi a Roma il 27 e 28 novembre. Tra i temi affrontati, quello della finanza per l’economia circolare. “Negli ultimi mesi si è assistito a una grossa accelerazione, da parte di banche e fondi”, ha detto Meini, illustrando in qualità di membro dell’Expert Group for Financing Circular Economy dell’Unione Europea i principali risultati del report rilasciato quest’anno dal gruppo di esperti. Gli aspetti dell’economia circolare di interesse per il mondo della finanza sono diversi: dal derisking in termini di costi e rischi, al forte focus sull’innovazione e alla maggiore sostenibilità in termini di impatti ambientali e sociali. Affinché il finanziamento all’economia circolare prenda piede, ha sottolineato Meini, occorre rimuovere le barriere esistenti, tra le quali un sistema di norme e incentivi sedimentato negli anni che favorisce un approccio lineare, la ritrosia alla collaborazione di filiera, le remore di molte grandi aziende ad agire da first mover in un contesto non ancora consolidato. Finanziare l’economia circolare significa infatti “iniziare a tener conto dei fattori di rischio dei modelli lineari nell'attuale contesto, vedere l’innovazione come una potenzialità, acquisire conoscenze in nuovi ambiti e sviluppare strumenti finanziari specifici, più quantitativi”. A questo fine, ha rimarcato Meini, “il tema della tassonomia e della metrica è decisivo: serve definire chiaramente anche nel mondo della finanza cos’è l’economia circolare, come si misura e quale è la relazione tra circolarità e, ad esempio, le condizioni di finanziamento”.

Il modello circolare applicato al contesto urbano è stato, infine, al centro del convegno sulle Circular Cities, organizzato da Legambiente e Kyoto Club a Palermo il 29 novembre, a cui ha partecipato anche Fernanda Panvini, nostra responsabile Associazioni Ambientaliste. Un’occasione per presentare la visione del Gruppo, illustrata anche nel nostro position paper, sulla città di domani. Un luogo, ha spiegato Meini, in cui per raggiungere gli obiettivi di sviluppo economico, sostenibilità ambientale e inclusione sociale si valorizzano al massimo i modelli di business circolare, le nuove tecnologie, una governance aperta e un approccio olistico a tutti gli ambiti urbani. Un approccio che mette al centro le esigenze delle persone e per trasformare le metropoli in spazi urbani a misura d’uomo.