L’arte della sostenibilità di Enel

L’arte della sostenibilità di Enel

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La bussola dell’Agenda 2030 dell’Onu, la sostenibilità come leva strategica, la fine delle barriere tra profit e no profit. Il quinto Salone della CSR e dell’innovazione sociale sembra aver sancito la fine di un equivoco. Non solo sostenibilità e business oggi non sono più nemici, ma si ritrovano alleati. Non c’è business senza sostenibilità, non c’è sostenibilità senza il contributo decisivo delle imprese.

Una fine anche simbolica visto che il contesto che ha ospitato la due giorni del Salone (3-4 ottobre) era l’Università Bocconi, una delle culle della cultura d’impresa in Italia.

L’arte della sostenibilità” era il titolo della quinta edizione. Come ha detto il rettore Gianmario Verona aprendo i lavori “oggi l’impatto della sostenibilità è centrale per chi si occupa di cultura aziendale, anche perché la sensibilità verso certi temi della nuove generazioni è molto forte”. Gli studenti di oggi e clienti di domani sono stati coinvolti attraverso i tanti panel che si sono alternati tra aule universitarie e open space, ma anche con reading, performance artistiche dal vivo, concorsi fotografici, speed date, quiz sulle app dello smartphone.

Inevitabile che Enel, che sulla sostenibilità rappresenta ormai un benchmark nel mondo dell’impresa, fosse ospite di numerosi incontri offrendo contributi di idee, condivisione di esperienze e racconto di best practice.

 

Guardando al 2050

Molti hanno ricordato gli impegni che il nostro Gruppo ha preso da alcuni anni a questa parte. Siamo stati una delle prime aziende al mondo a integrare i 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDSGs) dell’Onu nei processi di definizione delle strategie dell’azienda. Su 4 SDGs il Gruppo si è dato tempistiche precise: assicurare l’accesso all’energia pulita ed economicamente accessibile (SDG 7), sostenere i progetti educativi (SDG 4), promuovere l’occupazione e una crescita economica inclusiva (SDG 8), mettere in campo azioni mirate per la decarbonizzazione al 2050 (SDG 13).

Anzi, Enel si è impegnata a raggiungere le zero emissioni del proprio mix energetico entro il 2050 e a ridurre del 25 per cento, entro il 2020, le proprie emissioni rispetto al livello del 2007 aumentando di 2 gigawatt l’anno la produzione da rinnovabili.  Una scelta strategica che ha pagato anche dal punto di vista degli investitori, come ricorda Andrea Valcalda, Head of Sustainability di Enel: “Circa il 70 per cento dei nostri investitori è di lungo periodo, ci chiedono una visione chiara e coerente nel tempo, e i riconoscimenti arrivano”.

 

“In tre anni abbiamo ribaltato il modo di pensare in Enel e ridefinito l’orientamento del piano industriale: molto importante è stata la spinta dal basso, ma se non c’è un’indicazione strategica del vertice questi processi non si avviano”

– Andrea Valcalda, Head of Sustainability Enel

Sostenibilità non significa solo fissare obiettivi a lungo termine, ma anche costruire un rapporto diverso con le comunità in cui si opera. “Non è un problema di buon vicinato: sostenere il progresso delle comunità vuole dire proteggere i nostri investimenti e i nostri impianti: se una comunità si impoverisce le tensioni aumentano, e questo prima o poi ha un impatto sul business” spiega Valcalda.

“Da soli non si va da nessuna parte” è l’opinione di Maria Cristina Papetti, Head of Sustainability Projects and Practice Sharing Enel. Le vecchie barriere che separavano Ong, multinazionali e governi sono cadute: per coinvolgere le comunità locali serve uno sguardo lungo e un rapporto di collaborazione con tutti, a 360 gradi, anche con le altre aziende. “L’innovazione sempre più spesso è fatta fuori dall'azienda, quindi devi essere pronto a coglierla, a fare massa critica, a moltiplicare gli impatti”.

 

“In Italia serve un cambio di cultura: non basta affrontare l’emergenza, non è sufficiente la filantropia, se non si progetta a lungo termine non si crea valore condiviso”

– Maria Cristina Papetti, Head of Sustainability Projects and Practice Sharing Enel

L’ingaggio delle comunità

Per Enel l’accesso all’energia è un tema innanzitutto di business che, tuttavia, va declinato in un modo diverso, a seconda del contesto. “Business as unusual: non esiste una ricetta unica per tutti i paesi emergenti” aggiunge Papetti che ricorda che il nostro Gruppo ha in corso 500 partnership in 30 paesi. In un continente come l’Africa, dove 600 milioni di persone non hanno accesso all’energia, il problema può essere più facile da affrontare rispetto ai paesi maturi. Ma ogni paese fa storia a sé. Per esempio nelle favelas del Brasile, attraverso il coinvolgimento delle Ong, Enel ha insegnato il valore economico dei rifiuti e la raccolta differenziata a molte famiglie a rischio sociale.

Famiglie che non sono solo potenziali clienti, ma anche fornitori, come nell’esempio del Sudafrica raccontato da Fabrizio Furbini (Sustainability projects and practice sharing Enel) dove un programma di formazione di Enel sui pannelli solari ha creato un mercato del lavoro e un tessuto di piccole e medie imprese locali.

“Ormai abbiamo capito che se non si coinvolgono i territori il business non cresce in maniera sostenibile” dice Furbini. Di qui l’analisi di contesto, la stakeholder map, l’analisi di materialità, dei rischi e il conseguente CSV (Created Shared Value) plan che viene realizzato prima degli investimenti in un territorio. Lo scopo è capire il possibile impatto sulle comunità locali con l’obiettivo di creare valore condiviso e misurare il valore creato per la nostra azienda e per le comunità coinvolte. “Gli SDGs ci aiutano a fare business: non c’è differenza tra Ong e multinazionali, abbiamo gli stessi obiettivi per migliorare la vita delle persone” conclude Furbini.

Community engagement” è l’espressione che ritorna spesso. Un principio che, naturalmente, vale anche per l’Italia dove Enel può vantare l’esperienza del progetto di riconversione di 23 centrali termiche che è anche una grande operazione di ascolto e coinvolgimento del territorio. A Milano ne ha parlato Valeria Bracciale, Environmental Policies di Enel, che ha ricordato, tra i progetti di Economia Circolare, anche il lavoro avviato dal Procurement sui fornitori per diffondere una cultura della circolarità anche nella supply chain. “Enel è stata inclusa dal World Economic Forum tra le sei multinazionali più attive al mondo sul tema dell’economia circolare”.

E siamo l’unica utility e l’unica azienda italiana nella classifica di Fortune delle top 50 che stanno cambiando il mondo, ricorda Vanessa Tedeschi, Environmental policies Enel.

L’innovazione è l’elemento chiave per rendere sempre più sostenibile il business. A Milano, Cinzia Corsetti, Head of Sustainability Italy Enel, ha raccontato i progetti più all’avanguardia di Enel, per esempio nella mobilità elettrica, come la tecnologia V2G, che trasformerà l’e-car in una batteria, un sistema innovativo che Enel sta sviluppando all’estero (in Danimarca) perché in Italia il percorso regolatorio e normativo è ancora agli esordi.

 

“Fare impresa in modo competitivo è possibile solo coniugando innovazione e inclusione sociale, creando un mondo migliore di cui vorremmo fare parte”

– Cinzia Corsetti, Head of Sustainability Italy

Un bell’esempio sono le iniziative di creazione di valore condiviso lanciate in Abruzzo dopo l’emergenza sisma-neve per promuovere occupazione giovanile e sostenere la ripresa socio-economica.

Spazio anche al racconto di una iniziativa appena nata in casa Enel e sviluppata come una startup. È Giovanni Pepicelli, Digital Transformation, Global ICT Enel, team leader della start up, a spiegare che Powergift trasforma l’energia solare in energia solidale: chi produce più energia fotovoltaica di quella che consuma può donarla a chi ne ha bisogno.

 

Diversità e inclusione

Come dimostrano i 17 Obiettivi dell’Onu, la sostenibilità si declina in molti modi, diversi ma collegati tra loro. Per esempio quello della diversità e dell’inclusione. “La diversity fa bene al business” ha spiegato Iliana Totaro, Head of People Care and Diversity Management Enel. Proprio una ricerca della Bocconi di qualche anno fa dimostrava l’aumento di produttività delle aziende dopo l’ingresso nel cda di donne per effetto della legge Golfo-Mosca. Anche da questo punto di vista Enel fa scuola: “In tutti i processi di recruiting di Enel oggi ci poniamo l’obiettivo di avere nei bacini di selezione un egual numero di uomini e donne e per questo motivo promuoviamo attivamente la partecipazione delle ragazze alle facoltà STEM e la valorizzazione della genitorialità come palestra che allena competenze utili al business”.

 

“Dal 2016 al primo semestre 2017 è aumentata del 12 per cento la percentuale di donne entrate in Enel: ora sono il 34 per cento dei neoassunti. Anche sulla equal remuneration siamo al 94 per cento, molto sopra la media nazionale”

– Iliana Totaro, Head of People Care and Diversity Management Enel

Infine, nel corso della due giorni della Bocconi si è parlato anche dell’impatto di novità legislative importanti. Per esempio la legge 125 del 2014 sulla Cooperazione sociale, che all’articolo 23 valorizza il ruolo delle imprese private, o del Decreto legislativo 254/2016 sulle informazioni non finanziarie entrato in vigore nel gennaio 2017. Secondo Giulia Genuardi, Head of Sustainability planning and performance management Enel, si tratta di “un ulteriore passo avanti per la definizione di un modello sostenibile che coniughi i fattori operativi ed economici con quelli ambientali, sociali e di governance. Una sfida che rende necessaria la collaborazione di tutti all’interno dell’azienda, ma soprattutto tra le aziende e gli organi di controllo, come revisori e Consob”.