Il modello Carpi

Il modello Carpi

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14 marzo 2019. Il giorno della presentazione del nuovo polo logistico di Carpi resterà come una data importante sul calendario del nostro programma di decommisoning e, più in generale, della riconversione industriale italiana. Non solo perché il cantiere che ha trasformato l’ex centrale turbogas rappresenta un modello di riqualificazione sostenibile, ma perché questo è il primo sito riqualificato all’interno del programma che ha l’obiettivo di dare nuova vita a 23 centrali termoelettriche e a un'ex area mineraria. Un programma di economia circolare ambizioso, lungimirante e partecipato avviato da Enel Produzione per trasformare i siti non più operativi in nuove opportunità per i territori e le comunità.

 

Dalla centrale all’hub della logistica 

A poche decine di chilometri dal Po, in piena Bassa emiliana, Fossoli è una frazione a nord di Carpi, in provincia di Modena, uno dei più produttivi distretti del tessile in Italia, dalla maglieria alle confezioni. Qui, alla fine del 1980, è nata la centrale termoelettrica di Enel, costruita in tempi record per garantire la sicurezza della rete locale, e nazionale, e coprire il fabbisogno di energia in periodi di richiesta particolarmente elevata e in casi di emergenza.

Nel tempo, l'evoluzione dello scenario energetico nazionale ha gradualmente ridotto l'utilizzo dell'impianto, fino a rendere marginale il suo ruolo negli ultimi anni di attività. Di qui la decisione di chiuderlo: nel 2017 è iniziato il cantiere della rinascita, arrivato in due anni a conclusione, con la trasformazione in uno dei due hub logistici del nostro Gruppo nel Nord Italia.

“In tempi record il vecchio skyline dell’impianto non è stato abbandonato a se stesso ma è diventato un’occasione di sviluppo” è il commento del sindaco di Carpi Alberto Bellelli, che si dice orgoglioso “dell’ottima sinergia pubblico-privato, della capacità di costruire qualità sul territorio, della grande attenzione riservata ai temi della sostenibilità ambientale”.

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Un cantiere circolare 

Il cantiere di Fossoli rappresenta un modello di economia circolare esemplare. Il ricorso a demolizioni selettive ha permesso il recupero di circa 3.700 tonnellate di materiali metallici, oltre a rame e alluminio, e il riutilizzo sul posto di 7mila tonnellate di calcestruzzo frantumato. In questo modo è stato minimizzato ogni possibile spreco, trasformando in nuove risorse i materiali derivanti dalla demolizione.

Non solo: fin dalla fase della progettazione è stato utilizzato il modello BIM (Building Information Modeling), per ottimizzare la pianificazione, realizzazione e gestione di una costruzione attraverso la raccolta di informazioni e rappresentazioni in 3D dell’intero ciclo di vita dell’opera. “Quando tra 100 anni anche questa struttura verrà smaltita e riconvertita avremo già le istruzioni per l’uso per poterlo fare” ha spiegato il sindaco di Carpi.

La demolizione di un’ex centrale termoelettrica è un’operazione complessa: l’impianto occupava un’area di 76mila metri quadrati, con due unità turbogas di circa 90 MW di potenza ciascuna, alimentate a metano. I lavori hanno rispettato i tempi: il cantiere di demolizione, avviato a settembre 2017, si è chiuso all’inizio di maggio 2018 quando sono state gettate le prime fondamenta della nuova struttura, che è stata terminata in meno di un anno.

 

Parola d’ordine: sostenibilità 

Il nuovo hub logistico copre un’area di circa 20mila metri quadrati all’aperto e altrettanti al coperto, ed è collocato in una zona dotata di diversi impianti e siti che ne fanno “un vero e proprio polo del riciclo e del recupero”, come lo definisce il sindaco di Carpi. Ma ciò che più conta è che sia stato realizzato con soluzioni sostenibili e a impatto zero: un’illuminazione con lampade LED, un sistema di fitodepurazione per l’acqua sanitaria e di recupero dell’acqua piovana per l’irrigazione delle aree verdi e il sistema antincendio, stazioni di ricarica elettrica per i muletti.

“Le soluzioni di riconversione che costruiamo insieme ai territori devono dare risposte in termini di sostenibilità sociale, ambientale ed economica: solo così progetti come quello di Carpi possono durare nel tempo” sottolinea Solfaroli Camillocci.

Il progettto realizzato per l’ex centrale ha quindi centrato l’obiettivo : trasformare la dismissione in una nuova occasione di sviluppo creando valore condiviso attraverso il coinvolgimento del territorio. È l’approccio “shared value”, basato sul coinvolgimento diretto delle comunità locali attraverso concorsi, laboratori di idee e tavoli di lavoro. 

Il sindaco di Carpi si spinge a dire che il metodo utilizzato per la riqualificazione dell'ex centrale “si è dimostrato efficace ed efficiente: da domani tutti gli altri cantieri dovranno fare riferimento a questo metodo. Nulla sarà più come prima”.