Cambiamenti climatici: cosa rischiamo, come rimediare

Cambiamenti climatici: cosa rischiamo, come rimediare

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Resta poco tempo per salvare la Terra. Il clima sta cambiando troppo velocemente: occorre invertire la rotta prima che le conseguenze siano irreversibili.

Si rischia un effetto domino. L’emissione di anidride carbonica prodotta dall’inquinamento è tra i principali responsabili dell’effetto serra che aumenta il riscaldamento globale: 2 gradi (°C) in più di temperatura a livello planetario produrrebbero lo scioglimento completo dei ghiacci, l’innalzamento del livello del mare, l’erosione delle coste e l’aumento di fenomeni climatici estremi, con conseguenze drammatiche per la popolazione.

L’impatto dei cambiamenti climatici è stato analizzato dal rapporto speciale del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (Intergovernmental Panel on Climate Change - IPCC) delle Nazioni Unite, il più importante organismo scientifico dedicato alla ricerca sul clima: l’analisi prevede che entro il 2030 l’aumento della temperatura media sarà superiore agli 1,5 gradi. Se non si agisce al più presto c’è il rischio che si verifichi lo scenario ipotizzato da altri studi: entro il 2100 un potenziale sforamento delle temperature medie di 5 gradi.

Non è un caso che il quotidiano britannico The Guardian abbia deciso di cambiare l’espressione con cui definire questo tema: al posto di “climate change” (cambiamenti climatici) ha introdotto “climate emergency” (emergenza climatica), e simili, per sottolineare l’urgenza del problema.

Lo storico Accordo di Parigi sul clima, firmato nel 2015 e sottoscritto da 195 Paesi, impegna i governi ad agire sulle emissioni di gas serra per mantenere l’aumento di temperatura sotto i 2 gradi entro il 2050 e a compiere ogni sforzo per portarlo a 1,5 gradi. Un punto di partenza importante per la lotta al climate change: per la prima volta ogni Paese è stato responsabilizzato sulla necessità di ridurre la CO2, puntando anche sulle opportunità economiche offerte dallo sviluppo delle energie rinnovabili, in particolare energia solare ed eolica. Negli ultimi tempi, poi, anche grazie alla mobilitazione avviata dalla giovane attivista svedese Greta Thunberg, il tema è diventato una delle priorità dell’agenda internazionale, in particolare delle politiche europee in materia di clima.      

Le conseguenze dei cambiamenti climatici

I mutamenti del clima interessano tutte le regioni del mondo, ma in modi e con intensità differenti. Per esempio, nell'Europa centro-meridionale si registrano ondate di calore, incendi delle foreste e siccità sempre più frequenti, mentre l'Europa del Nord sta diventando molto più umida e le alluvioni invernali non sono più un fenomeno raro. I Paesi in via di sviluppo, dove la popolazione spesso dipende dall’habitat naturale e ha poche risorse per far fronte al climate change, sono i più colpiti.

Tra le principali conseguenze, dirette e indirette, dei cambiamenti climatici ci sono:

  • scioglimento dei ghiacci e innalzamento dei mari
  • alluvioni e inondazioni
  • deterioramento della qualità dell'acqua e progressiva carenza di risorse idriche
  • aumento di incendi e siccità
  • danni alla biosfera
  • danni ad abitazioni e infrastrutture
  • aumento dei fenomeni migratori
  • diminuzione delle produttività agricola e della sicurezza alimentare.
     

La situazione dei cambiamenti climatici in Italia

Nel luglio del 2019, 300 scienziati e intellettuali hanno rivolto alle istituzioni italiane un appello per chiedere che anche il nostro Paese punti ad azzerare la diffusione di inquinanti nell’aria entro la metà del secolo. “Chiediamo che l’Italia segua l’esempio di molti paesi Europei, e decida di agire sui processi produttivi e il trasporto, trasformando l’economia in modo da raggiungere il traguardo di 'zero emissioni nette di gas serra' entro il 2050”, si legge nella lettera.

Ma qual è la situazione in Italia oggi? Secondo l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), il 2018 ha segnato il nuovo record di temperatura media annuale, con un’anomalia di 1,71 °C, rispetto alle medie che si registravano tra il 1961 e il 1990. Analogamente a quella dell’aria, nel 2018 la temperatura superficiale dei mari è stata nettamente superiore alla norma, con un’anomalia media di +1,08 °C.

Gli scienziati stanno osservando fenomeni climatici “eccezionali” che non possono più essere catalogati come semplici fatti di cronaca. Uno tra gli eventi meteorologici estremi segnalati dall’Ispra è il ciclone “Vaia” che ha investito gran parte del Paese tra il 27 e il 30 ottobre del 2018: venti di straordinaria intensità, con raffiche fino a 200 km all’ora, hanno soffiato sulla Penisola, causando danni consistenti alle foreste dell'arco alpino; negli stessi giorni, precipitazioni di intensità eccezionale si sono abbattute sulle regioni del Nord Italia. Fenomeni che possono essere considerati già come effetti dei mutamenti climatici.

Cosa fare per rimediare

Spostare le lancette del tempo all’indietro per rimediare ai danni da inquinamento non è possibile. Secondo il report dell’IPCC, per stare sotto la soglia del grado e mezzo, le emissioni di anidride carbonica devono diminuire del 45% entro il 2030 (rispetto al valore del 2010) e del 100% entro la metà del secolo. Ma è possibile riuscirci e come? Principalmente attraverso quattro strade:

  • la sostituzione dell’energia da combustibili fossili (gas, carbone e petrolio) con quella da fonti rinnovabili che nel tempo sono diventate anche più convenienti e su cui Enel sta investendo tanto;
  • l’elettrificazione dei trasporti e del riscaldamento. L'elettricità è il vettore energetico del futuro, efficiente, sostenibile e competitivo per affrontare alcune delle sfide più difficili dei nostri tempi: la decarbonizzazione dell'economia, la riduzione dell'inquinamento nelle città, l'efficienza energetica nei trasporti e negli edifici;
  • la riforestazione per ripopolare il Pianeta di alberi, gli antagonisti naturali della CO2: secondo uno studio pubblicato dai ricercatori di Nature Conservancy e di altre 15 istituzioni per la conservazione dell'ambiente, riforestando le aree disboscate ed evitando di distruggere le foreste esistenti (che ricoprono circa un terzo delle terre emerse) ogni anno si potrebbero rimuovere dall'atmosfera 7 miliardi di tonnellate di CO2;
  • il cambio di approccio nel settore dell’agricoltura, applicando tecniche innovative ad esempio nei metodi di cattura del metano emesso, nell’uso dei fertilizzanti o nella produzione di carne e latticini che ha un maggior impatto sul consumo di materie prime e di acqua per chilogrammo.
     

Prevedere gli scenari e gli effetti del cambiamento climatico sulla Terra è un’esigenza avvertita anche dal nostro Gruppo, protagonista della transizione energetica. Per questo abbiamo siglato un accordo con l’ICTP (The Abdus Salam International Centre for Theoretical Physics) di Trieste, una delle eccellenze della ricerca scientifica in Italia. L’obiettivo è quello di “anticipare” le possibili condizioni climatiche nel periodo compreso tra il 2020 e il 2050 in tre aree geografiche fondamentali per noi: Italia, Spagna e Sud America. Un’attività di ricerca fondamentale sia per individuare nuove opportunità di business sia per prevenire eventuali conseguenze negative. Prepararci al futuro è il senso della nostra resilienza, da molti considerata una virtù.

Conseguenze che cerchiamo di contrastare anche con l’impegno che abbiamo sottoscritto di recente per l’azzeramento delle emissioni climalteranti promosso dal Global Compact delle Nazioni Unite (di cui facciamo parte come azienda LEAD dal 2011), dal Science Based Targets initiative (SBTi) e dalla We Mean Business coalition.

Siamo l’unica aziende italiana ad aver aderito tra le 28 firmatarie per rispettare il limite di aumento della temperatura globale entro 1,5 gradi rispetto ai livelli pre-industriali e al raggiungimento di zero emissioni entro il 2050. L’iniziativa risponde alla call lanciata dall’Onu in vista del Climate Action Summit.