Terre Colte. Innovare ripartendo dalla tradizione e dalla cultura

Terre Colte. Innovare ripartendo dalla tradizione e dalla cultura

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San Francesco D’Assisi la chiamava sorella e madre. I nativi americani dicevano che la prendiamo in prestito dai nostri figli. La sapienza contadina ci insegna che, se la si abbandona, prima o poi si vendica. Ma se ci si prende cura di lei, la Terra non tradisce.

A dimostrarlo è Terre Colte, una scommessa, nata nel 2017, tra Enel Cuore Onlus e Fondazione CON IL SUD per trasformare territori incolti o abbandonati in un’occasione di inclusione sociale e di sviluppo. Due anni dopo si può affermare che la scommessa è vinta.

Grazie al bando Terre Colte da tre milioni di euro, 100 ettari in 5 regioni del Mezzogiorno stanno tornando a produrre grani antichi, fave, mandorle, origano, zafferano, bacche di goji, micro ortaggi e a ospitare allevamenti di bufale, capre, asine da latte. E soprattutto 180 persone, molte delle quali in condizione di difficoltà sociale, hanno trovato un’occupazione nei pascoli, nelle fattorie didattiche e nella filiera di trasformazione e vendita dei prodotti agricoli, compreso l’e-commerce. Un’opportunità per ripartire, un’occasione di riscatto.

Progetti sociali innovativi

Nove progetti, tre milioni, cinque regioni - Basilicata, Campania, Puglia, Sardegna e Sicilia - sono i numeri di Terre Colte, un nome che non vuole essere solo un gioco di parole. Un nome che esprime un segnale di modernità.

Un’iniziativa esemplare, “una delle più belle che sosteniamo” ha ribadito Andrea Valcalda, consigliere delegato di Enel Cuore, la Onlus del nostro Gruppo. “Non solo promuove il lavoro inclusivo, ma mette al centro una visione dell’agricoltura, non nostalgica o pauperistica, come elemento innovativo di sviluppo legato alle comunità locali”. E valorizza anche il modello dell’economia circolare.

Comunità locali e tradizione

Dall’ortoterapia al rilancio delle colture tradizionali. La varietà dei nove progetti vincitori conferma la ricchezza di Terre Colte e la sua capacità di adattarsi come alle storie delle persone, alle peculiarità dei territori, alle esigenze delle comunità.

La Sicilia rurale è lo scenario di quattro di loro. Tra Palermo e Trapani il progetto RI-coltiviAMO ha avviato colture di ortaggi, piante officinali e grani antichi, poi trasformati in conserve e in pasta, coinvolgendo in laboratori e percorsi di ortoterapia anche disabili psichici, migranti e pazienti oncologici. In provincia di Palermo il progetto Talenti, attraverso la coltivazione biologica di vigneti, frutteti, pomodori, lenticchie e l’allevamento di bufale, bovini e capre, ha sostenuto l’inserimento socio-lavorativo di soggetti a rischio di esclusione sociale e combattuto lo spopolamento delle campagne.

Sempre in provincia di Palermo, Terre al T.O.P.P. intende costruire una fattoria didattica sociale in un fondo dove era già presente una comunità terapeutica per il recupero di tossicodipendenti: grazie alla ristrutturazione di un magazzino rurale è stato realizzato un laboratorio per la trasformazione del latte e uno per la produzione del miele di ape nera sicula. In provincia di Enna Restart! ha invece puntato sulla semina di canapa ad uso industriale, la coltivazione di essenze della macchia mediterranea (timo, salvia rosmarino, origano, eccetera) e l’allevamento di asine, mentre un immobile restaurato è stato destinato all’assistenza di donne vittime di violenza o in altre situazioni di disagio.
In Puglia, a Lecce, Utilità marginale sostiene un modello di filiera produttiva sostenibile attraverso la coltivazione e la commercializzazione di colture tradizionali del Salento (legumi, fava cicerchia, cece nero e zafferano e innovative come micro-ortaggi all’interno di una serra) e di piante spontanee con potenzialità commerciali (topinambur): anche in questo caso sono stati assunti giovani con disabilità mentale.

Restando in provincia di Lecce, il progetto Luna Laboratorio ruraLE ha previsto la piantagione di alberi di albicocca, fico e noce e il potenziamento della produzione di miele e zafferano per rilanciare la filiera locale della ristorazione e della coltivazione, con il coinvolgimento diretto delle comunità locali, anche attraverso le scuole.

Nel Salernitano, in Campania, grazie al progetto CO.META, oltre alla coltivazione di ortaggi, piante officinali, alberi da frutto e ulivi, è prevista la realizzazione di un parco api per la produzione di miele e l’allevamento di asine, ovini e caprini, per attività turistiche e di onoterapia.

Vicino a Matera, in Basilicata, Fattoria degli Enotri collabora con il WWF locale per creare un’impresa sociale che si occupa della coltivazione, raccolta e trasporto di olive, uva, mandorle, peperoni, funghi (in serra) e miele (realizzato in un laboratorio didattico di apicoltura), mentre una parte dei terreni recuperati saranno destinati a orti sociali gestiti direttamente da anziani e famiglie con problemi economici. Infine, in Sardegna, nel comune di Monastir, Tutti in Campo intende creare un distretto del cibo dove coltivare bacche di goji, originarie della Cina, dagli effetti benefici per la salute.

Il cibo è una forma di cultura

A conferma della sua capacità di riattivare nuove energie, il progetto Terre Colte è diventato anche una mostra fotografica e una performance live. Il 1° luglio, al MAXXI - Museo nazionale delle arti del XXI secolo di Roma, di cui siamo soci fondatori, Daniele De Michele, in arte Donpasta, dj, economista, appassionato di gastronomia, ha messo in scena Villani Remix: uno show di musica elettronica, cucina live, video e schermi led basato sul suo film I Villani. “In questi anni ho costruito un vero e proprio archivio della cultura contadina del Sud dal quale provengo” racconta Donpasta. “È stato naturale incrociare un progetto come questo che intende, come me, riattivare il Sud e il nostro rapporto con il mondo rurale”.

Il cibo non è mai solo cibo. Il rapporto con la terra racconta la nostra storia, quello che siamo stati e quello che diventeremo: la nostra cultura. La lezione di Terre Colte.