100 Italian Life Sciences Stories

100 Italian Life Sciences Stories

{{item.title}}

“Ama le nuvole, le macchine, i libri / ma prima di tutto ama l’uomo”. I bellissimi versi del grande poeta turco Nazim Hikmet sono stati scelti, a sottolineare la centralità dell’aspetto umano, come apertura del nuovo rapporto sulle eccellenze italiane che abbiamo realizzato insieme a Fondazione Symbola, in collaborazione con Farmindustria e con il patrocinio del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.

Uno studio che quest’anno è stato dedicato al settore delle scienze della vita e che ha selezionato 100 storie di successo dopo averne prese in esame oltre 300 in tutte le regioni, a riprova della grande ricchezza e dell’enorme potenziale del nostro Paese in campo biomedico e sanitario. Il rapporto “mette in luce una vera e propria eccellenza per il nostro Paese, un patrimonio di competenze, innovazioni e tecnologie apprezzato e riconosciuto in tutto il mondo”, come ha sottolineato il nostro Amministratore Delegato Francesco Starace nel corso dell’evento online di presentazione del 10 maggio.

L’accento è sulla vita

Dopo aver approfondito, negli anni passati, temi legati all’innovazione e alla sostenibilità come la mobilità elettrica, le fonti rinnovabili, l’economia circolare e la robotica, quest’anno è la volta di un ambito che è al centro stesso della vita umana. Il titolo “100 Italian Life Sciences Stories” fa riferimento alle scienze della vita come concetto più ampio rispetto alle scienze mediche: il termine implica l’attenzione all’essere umano nella sua totalità, compresi aspetti non strettamente sanitari come la qualità della vita, mettendo l’accento, già a partire dal nome del rapporto, sul valore supremo, la vita.

I numeri dell’eccellenza

La pandemia, che ha modificato profondamente le nostre abitudini e il sistema economico mondiale, ha portato alla ribalta proprio il settore economico e industriale incentrato sulla vita umana, evidenziando la posizione di rilievo del nostro Paese a livello internazionale in questo campo.

Come evidenzia il rapporto, l’Italia è tra i primi Paesi in Europa nella produzione farmaceutica, insieme alla Germania e davanti a Francia, Regno Unito e Spagna, e negli ultimi 10 anni ha fatto registrare un incremento del 168% delle esportazioni: un dato fra i più alti nell’Unione Europea. E siamo anche il primo paese al mondo per produttività della ricerca scientifica in termini di pubblicazioni per ricercatore. Per quanto riguarda il tema del Covid nello specifico, gli italiani sono al quarto posto al mondo per numero di pubblicazioni scientifiche. A livello regionale, la Toscana è riconosciuta come un’eccellenza mondiale nel campo dei vaccini grazie a una storia pionieristica iniziata i primi del Novecento. E l’elenco potrebbe continuare a lungo.

Nel suo insieme, in Italia la filiera dà lavoro a 1.800.000 persone e nel 2018 ha prodotto un valore di 225 miliardi di euro, arrivando a totalizzare, considerando anche l’indotto, il 10% del Pil nazionale.

Open Innovation made in Italy

Il sistema italiano è caratterizzato da una straordinaria ricchezza nella sua stessa configurazione. “Il rapporto racconta le eccellenze italiane e conferma il valore dell’approccio Open Innovation: un'osmosi tra aziende e settori per condividere le innovazioni che mettono al centro l’attenzione per l’essere umano e la qualità della vita sulla Terra” ha sottolineato Starace, ricordando l’importanza della centralità dell’uomo come elemento distintivo che rende il nostro un Paese unico.

Capitale umano e investimenti

Sulla stessa linea Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola, ha rimarcato l’abilità del sistema produttivo italiano di far dialogare in modo trasversale i diversi saperi, oltre alla capacità di fare rete e stabilire relazioni con il territorio: una leva per l’eccellenza di cui l’Italia può essere fiera. “L’Italia gioca un ruolo di protagonista anche nella filiera delle scienze della vita, come raccontiamo in questo dossier attraverso 100 esperienze che testimoniano la qualità delle istituzioni, delle imprese e della ricerca italiana, che sempre più vanno messe al servizio anche di un rafforzamento della medicina territoriale”.

L’approccio Open Innovation è stato citato anche da Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria, attraverso l’esempio molto attuale sulla produzione dei vaccini che ha visto la collaborazione fra diverse aziende perfino concorrenti tra loro. 

“Nessuno dev’essere lasciato indietro” ha ribadito Maria Chiara Carrozza, presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche, che durante la presentazione dello studio si è concentrata su un altro aspetto fondamentale: se l’Italia è fra i primi posti al mondo nella ricerca biomedica e nell’industria biotecnologica è frutto degli investimenti fatti fino ad oggi; per consolidare questa posizione in futuro, dunque, è indispensabile continuare a investire.

Cinque storie esemplari

Nel corso della presentazione sono state presentate cinque storie esemplari: storie di aziende, istituzioni, fondazioni, Onlus che, ognuna nel suo campo e per il suo ruolo, si distinguono nel panorama nazionale e internazionale.

Il Gruppo Chiesi, specializzato nell’area delle malattie respiratorie, è la prima casa farmaceutica italiana per investimenti nella ricerca, considerata l’unica strada per lo sviluppo sostenibile. Applicando il modello Open Innovation, recentemente sta puntando ad acquisire un ruolo di leadership anche nel campo della digitalizzazione.

Il Tecnopolo di Mirandola, in Emilia, raggruppa 98 imprese e 8 multinazionali: è il più importante distretto biomedico d’Europa e il terzo al mondo dopo quelli di Minneapolis e Los Angeles. Produce dispositivi monouso e strumenti elettronici avanzati, coniugando il radicamento sul territorio con la vocazione all’innovazione. In occasione della pandemia si è distinto per la produzione di caschi e altre tecniche per la respirazione in terapia intensiva.

La Fondazione Toscana Life Sciences è un’organizzazione no-profit partecipata dal settore pubblico e privato, e rappresenta dunque un’altra categoria di attori protagonisti a fianco di grandi aziende, startup e centri di ricerca. Si sta concentrando sulle cure con anticorpi monoclonali: una ricerca fondamentale per la cura del Covid e che, in futuro, potrà essere la chiave per affrontare altre gravi malattie.

Lo Human Technopole di Milano, nato per rivitalizzare l’area di Expo Milano 2015, è uno dei grandi progetti scientifici del Paese. Con laboratori all’avanguardia e un ambiente di lavoro internazionale, si distingue nel panorama italiano come attrattore internazionale di talenti: il 70% dei ricercatori provengono dall’estero.

Masmec, azienda barese di componentistica, è un esempio paradigmatico di traslazione di competenze: dispositivi progettati per il settore automobilistico sono stati trasferiti a quello biomedico e, durante la pandemia, alcuni macchinari sono stati adattati per eseguire operazioni come processare tamponi molecolari o estrarre Dna e Rna.

Queste storie, particolarmente rappresentative, sono solo cinque fra le cento raccontate nel rapporto, che conferma l’eccezionalità del tessuto economico, di ricerca e innovazione dell’Italia nel settore delle scienze della vita: un tessuto guidato da un’attenzione straordinaria all’essere umano e alla vita.

Scarica il rapporto 100 Italian Life Sciences Stories.