Transizione energetica, un’opportunità storica

Transizione energetica, un’opportunità storica

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I nuovi dati sui cambiamenti climatici impongono un’ulteriore accelerazione dell’evoluzione del paradigma energetico, verso la decarbonizzazione. Una transizione che porta con sé moltissimi vantaggi, sociali ed economici oltre che per l’ambiente. Vediamo come.

L’unico modo per invertire la rotta e limitare l’aumento del riscaldamento globale è ridurre le emissioni di anidride carbonica e degli altri gas a effetto serra.

I climatologi lo segnalano da anni, ma l’ultimo rapporto dell’IPCC (l’Organismo Intergovernativo delle Nazioni Unite sul Cambiamento Climatico) certifica che il riscaldamento del Pianeta - provocato dalle attività umane - ha registrato un aumento di fenomeni meteorologici estremi.

Questo significa che bisogna accelerare la transizione energetica verso un futuro a zero emissioni: se non si interviene immediatamente, infatti, l’obiettivo dell’Accordo di Parigi di limitare l’aumento della temperatura globale a 1,5 gradi non sarà più alla nostra portata.

 

Che cos’è la transizione energetica

La transizione energetica è il passaggio dall’uso di combustibili fossili a energia prodotta da fonti rinnovabile per creare un futuro a zero emissioni.

La transizione si inserisce in uno scenario che vede in aumento il fenomeno dell’urbanizzazione, la crescita costante delle città, dove oggi risiede già oltre la metà della popolazione mondiale. Nel 2050, stima l’Onu, nelle aree urbane vivranno due terzi di tutti gli esseri umani. A questo si aggiunge un incremento globale della domanda di elettricità, che, secondo l’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA) nel 2021 aumenterà del 5% e nel 2022 del 4%.

Al mondo dunque serve più energia, e pulita.

In questo scenario si delineano le tre direttrici della transizione energetica: rinnovabili, elettrificazione dei consumi e digitalizzazione delle reti.

 

Più energia e rinnovabile

Il ruolo più importante in questa trasformazione è quello delle fonti rinnovabili: a quelle storiche, cioè l’idroelettrico e il geotermico, si sono affiancate il solare e l’eolico, che stanno facendo registrare crescite vertiginose in tutti i continenti. Sempre secondo la IEA, dal 1990 a oggi la crescita annua del fotovoltaico e dell’eolico a livello globale è stata in media del 36% e del 22,6% rispettivamente.

Nel complesso, la quota globale dell’elettricità rinnovabile ha raggiunto nel 2020 il 29% del totale: quasi un terzo dell’elettricità prodotta sul Pianeta proviene oggi da fonti rinnovabili. E le previsioni indicano che la tendenza non è destinata a esaurirsi, anzi: l’International Renewable Energy Agency (IRENA) stima che la potenza rinnovabile installata quadruplicherà da oggi al 2030, tanto da battezzare gli anni Venti di questo secolo “il decennio delle energie rinnovabili”.

Il panorama italiano è anche migliore di quello internazionale: nel 2020, infatti, secondo i dati del Gestore dei Servizi Energetici (GSE), il 37% dei consumi elettrici è stato garantito da fonti energetiche rinnovabili. Naturalmente con le specificità del caso, a partire dal contributo dell’energia geotermica: nel Paese dove era nata oltre due secoli fa, nel 1990 forniva 3.222 GWh di elettricità, saliti a 5,646 GWh nel 2020 (dati Terna).

 Incremento significativo anche per l’idroelettrico, storicamente la colonna portante dell’elettricità italiana: con 35.079 GWh nel 1990 e 47.990 nel 2020 è confermato anche recentemente come la prima fonte rinnovabile nazionale in termini di produzione.

Come nel resto del mondo, però, sono le “nuove” rinnovabili quelle che fanno registrare gli aumenti più eclatanti: se nel 1990 eolico e fotovoltaico avevano una presenza trascurabile (2 GWh e 4 GWh), nel 2020 sono arrivati rispettivamente a 18.547 GWh e 25.549 GWh, con un incremento strabiliante di oltre 9.000 volte e quasi 6.000 volte.

 

Innovazione e tecnologia

La grande diffusione delle rinnovabili è possibile anche grazie all’innovazione tecnologica, che da un lato le ha rese competitive a livello economico con le fonti tradizionali, e dall’altro ha messo a disposizione dei produttori di energia i sistemi di storage.

Sistemi che immagazzinano l’elettricità e la rendono disponibile quando c’è maggiore necessità, fungendo da bilancia tra domanda e offerta e contribuendo a stabilizzare la rete.

Questa evoluzione ha anche un’altra conseguenza importante, che sta modificando profondamente il volto del sistema energetico: il passaggio da un modello centralizzato, in cui una grande centrale erogava energia agli utenti, a una generazione distribuita, in cui tanti piccoli impianti alimentati da fonti rinnovabili danno vita a una fitta rete multidirezionale in cui gli utenti stessi sono contemporaneamente produttori e consumatori di energia.

Come nel principio dei vasi comunicanti, il fenomeno corrispondente è la riduzione della produzione da fonti più inquinanti. Il nostro Gruppo, all’avanguardia in questo processo, si è prefissato traguardi ambiziosi, impegnandosi a completare la chiusura di tutte le centrali a carbone in Italia entro il 2025.

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L’elettrificazione dei consumi e la smart city

Un’elettricità più pulita, dunque, e anche più diffusa: se a monte la transizione energetica si basa su decarbonizzazione e passaggio alle fonti rinnovabili, a valle lo scenario vede una progressiva elettrificazione dei consumi finali. 

Il cambiamento investirà il modo in cui sono pensate e costruite le aree urbane e le abitudini di consumo. Città e reti intelligenti diventeranno sinonimi.

L’elettrificazione della domanda – dalla cucina al riscaldamento, passando per la mobilità – è una sfida importante per le reti di energia, che diventano sempre più digitalizzate.

La smart city, la città-piattaforma, metterà insieme istante per istante le informazioni dai contatori, dai veicoli, da tutti gli oggetti e gli strumenti connessi per razionalizzare e distribuire l’energia in maniera efficiente, sostenibile, economicamente vantaggiosa e affidabile

Per quanto riguarda la mobilità, mentre il traguardo della parità di costo tra automobili elettriche e a combustione interna si sta avvicinando, si stanno potenziando le infrastrutture di ricarica. Anche il nostro Gruppo sta facendo la sua parte con una rete sempre più capillare di punti di ricarica pubblici in Europa e in Italia.

Sono sempre più numerose anche le amministrazioni locali, dalla Cina al Sudamerica, che decidono di passare a una flotta di mezzi pubblici elettrici.

Grazie alla gestione intelligente e in tempo reale dei flussi di energia sarà possibile anche ai prosumer, chi ha un impianto di produzione da fonti rinnovabili, non solo può soddisfare il proprio fabbisogno, ma anche restituire l’energia prodotta in eccesso alla rete, per distribuirla più efficacemente. E lo stesso potrà fare anche l’automobilista elettrico che con il suo veicolo, grazie alla tecnologia bidirezionale Vehicle to Grid, potrà immagazzinare e restituire energia per la stabilizzazione della rete.

 

I vantaggi della transizione energetica

La transizione energetica è indissolubilmente legata all’impegno internazionale per contrastare la crisi climatica. E il passaggio fondamentale per centrare questo risultato è la drastica diminuzione delle emissioni di gas a effetto serra, principalmente di anidride carbonica. 

In attesa di nuovi impegni globali nella COP26 di Glasgow (la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici del 2021), l’Unione Europea si è posta ufficialmente l’obiettivo di ridurre del 55% entro il 2030 le emissioni rispetto ai livelli del 1990, in vista dell’approdo a un sistema di generazione elettrica a zero emissioni nette entro il 2050.

Ma l’elettrificazione crescente, in particolare nelle aree urbane, apporta anche altri benefici, come quello della sostenibilità ambientale, a cominciare dall’abbattimento dell’inquinamento atmosferico e acustico, provocato dalla circolazione delle automobili a combustione interna e dai sistemi di riscaldamento che usano combustibili fossili.

Oltre ai vantaggi per la salute e l’ambiente, porterà anche benefici sociali ed economici. In base allo studio Just E-volution, elaborato da Enel Foundation e The European House – Ambrosetti, una transizione equa porterà fino a 1,4 milioni di nuovi posti di lavoro in Europa nel 2030, di cui fino a 173.000 in Italia.

La transizione energetica aiuta, quindi, a creare valore condiviso per l’intera società, contribuendo allo sviluppo sociale ed economico delle comunità locali, e alla qualità della vita della popolazione in termini di servizi offerti, di miglioramento dell’efficienza energetica e quindi di riduzione degli sprechi e delle risorse.