Cambiamenti climatici e impatto economico. Quali strumenti a disposizione dell'industria

Cambiamenti climatici e impatto economico. Quali strumenti a disposizione dell'industria

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Molte prove sperimentali dimostrano come la temperatura media del Pianeta stia salendo rapidamente da circa 150 anni, ovvero dall’inizio dell’era industriale. Si è ormai certi che questo sia causato dall’attività umana, in particolare dall’immissione di CO2 dovuta alla combustione dei fossili (IPCC, 2014). Una delle prove più evidenti e di immediata comprensione viene dai ghiacciai alpini. Il confronto tra le prime fotografie dei ghiacciai, scattate intorno al 1850, con la situazione attuale fornisce un quadro straordinariamente chiaro e immediato che qualcosa è cambiato da allora: si sono ridotti molto in estensione e spessore e più di qualcuno sta scomparendo o la farà entro pochi anni.

Un’altra conseguenza del riscaldamento climatico è l’aumento della frequenza di eventi meteorologici estremi: se aumenta la temperatura del Pianeta, aumenta anche l’energia disponibile in atmosfera per alimentare i sistemi meteorologici. Un esempio concreto è rappresentato dai temporali autunnali che si alimentano principalmente con il vapore emesso dalla superficie marina: se quest’ultima aumenta, avremo un’evaporazione più intensa e quindi più “benzina” disponibile per i nostri temporali. Lo stesso meccanismo è in fase di osservazione per gli uragani tropicali, la cui potenza è in aumento. Tuttavia l’estremizzazione del clima riguarda tutti i suoi aspetti: stanno aumentando gli episodi di calore intenso e le siccità nelle zone tropicali.

Il cambiamento climatico fa ormai parte della nostra vita. E, anche se qualcuno si ostina a negarlo, il 2018 ha confermato quello che il mondo scientifico sostiene da anni: gli eventi estremi sono sempre più evidenti e frequenti. Il fenomeno coinvolge tutti, in particolare le imprese che, tuttavia, secondo un'indagine condotta dall'ente internazionale DNV GL (tra le più rilevanti agenzie di classificazione, verifica e servizi per la gestione del rischio ambientale), in collaborazione con l'istituto di ricerca di mercato GfK, non sono ancora preparate ad affrontare il rischio del global change. Il 40% delle aziende italiane, infatti, ammette che il clima ha effetti su almeno uno dei settori principali del proprio business, ma sono ancora poche quelle che hanno preso provvedimenti.

Attraverso la collaborazione con autorevoli realtà accademiche e meteorologiche il Gruppo Enel sta lavorando da tempo a una migliore definizione di strumenti meteorologici avanzati, orientata alle previsioni climatiche e alla valorizzazione dei suoi potenziali benefici sulle realtà industriali. L'importanza degli studi avviati e dei primi risultati raggiunti è stata sottolineata anche dall'aggiudicazione di uno dei bandi di gara della Commissione europea, in ambito Horizon 2020. Tale progetto ha come obiettivo quello di migliorare l’interazione tra industria e ricerca non solo per affinare la capacità previsionale dei fenomeni atmosferici, ma anche di aiutare le imprese - il cui business è colpito da tali fenomeni - a gestirne gli effetti.

Come aiutare, quindi, le imprese a difendersi da eventi meteorologici improvvisi, talvolta devastanti? Per una azienda è fondamentale capire qual è la propria esposizione al rischio climatico, ovvero l'impatto sui propri margini della variabilità climatica, sia nel lungo sia nel breve termine.

Già da un paio di anni il Gruppo Enel ha iniziato a valutare le conseguenze delle variazioni climatiche e a collegarle alle tematiche di business.

In particolare, ci stiamo dotando di strumenti per capire come una variabilità crescente dei fenomeni climatici impatti sulla nostra capacità di gestire efficacemente la produzione di energia elettrica e i risultati economici a essa associati.

Nel tempo si sono affinate le conoscenze su strumenti di gestione finanziaria del rischio economico, utili a contenere l’impatto sulla redditività aziendale derivante dalla crescente imprevedibilità degli eventi atmosferici: i “weather derivatives”. Non potendo più ignorare l’esistenza di questi fenomeni, dobbiamo provare a controllarne gli effetti sui risultati aziendali utilizzando strumenti idonei che associno energia e rischio climatico.

 

*Autori:

Claudio Baldini, Responsabile Middle Office & Risk Management Italia

Alessandro Delle Fratte, Responsabile Market Strategy Italia

Marco Formenton, Meteorologo