Federico II di Brindisi, efficienza in corso

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Oltre 500 milioni di investimenti che, entro il 2015, porteranno la Centrale Federico II di Brindisi a cambiare faccia e a migliorare ulteriormente le sue performance sia dal punto di vista della produzione che dell'impatto ambientale.

Efficienza, salute e sicurezza sono i tre elementi chiave dei lavori in corso nell'impianto termoelettrico di Enel dove stanno prendendo forma nuove soluzioni tecnologiche, frutto delle migliori esperienze del Gruppo, che hanno nei due carbonili coperti l'esempio più esplicativo ed evidente, visto che i dome contribuiranno a cambiare anche il profilo dell'impianto in Puglia.

La realizzazione dei due nuovi dome "è il più grande progetto che Generazione Italia ha in questo momento, sia dal punto di vista ambientale che territoriale", ha affermato Roberto Renon, responsabile Generazione della divisione GEM e Mercato Italia, in occasione di una recente visita al cantiere. "Si tratta dell'ultimo di una serie di investimenti ambientali fatti nella centrale di Brindisi, che è la nostra più grande centrale a carbone e sulla quale impostiamo una buona parte della nostra strategia di sviluppo".

Imprenditoria e manodopera locale sono all'opera nella realizzazione dei dome ma anche nel più vasto quadro di interventi di miglioramento ambientale e di efficientamento della centrale che comprendono, tra l'altro, l'ammodernamento delle strutture sulla banchina di Costa Morena e i lavori di manutenzione e di ambientalizzazione delle unità di produzione 3 e 4.

I dome dell'impianto di Brindisi sono un'evoluzione di quelli della centrale Enel di Civitavecchia. Con una capacità di stoccaggio superiore a quella dei carbonili dell'impianto laziale (350mila tonnellate complessive per la strutture della Federico II rispetto alle 280mila delle due di Torre Valdaliga Nord), i dome garantiranno all'impianto una grande flessibilità di esercizio grazie alla possibilità di stoccare diversi tipi di carbone.

Tra le caratteristiche innovative dei carbonili c'è anche la struttura in legno lamellare delle coperture, anziché in alluminio come nell'impianto di Civitavecchia, realizzata attraverso l'utilizzo di tecnologie di rado applicate a livello globale per strutture così estese come quelle dei dome di Brindisi. "Queste installazioni sono una prima mondiale: leggere, molto efficaci dal punto di vista ambientale e anche molto belle da vedere" ha sottolineato Livio Vido, direttore della divisione Ingegneria e ricerca di Enel. Sono "opere che confermano la nostra capacità ingegneristica e che abbiamo intenzione di mettere a frutto in futuro anche in altre realtà produttive del Gruppo".