La tecnologia Enel al servizio della sicurezza

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La salute e la sicurezza dei dipendenti sono al centro delle priorità del gruppo Enel, che ha recentemente organizzato in tutti i Paesi in cui opera una settimana di attività di approfondimento su queste tematiche, per sensibilizzare colleghi e ditte appaltatrici. In Italia sono state messe in atto oltre 600 iniziative all'interno e all'esterno dell'azienda: prove di evacuazione, Safety Walks e Cleaning Day, corsi di primo soccorso, simulazioni e gestione delle emergenze.

Un impegno riconosciuto anche a livello internazionale, con la vittoria del Safety & Health Award 2014 indetto da Verband der Großkessel-Besitzer (VGB), un'associazione europea di operatori del settore energetico. Enel è stata premiata grazie al suo ZAP (Zero Accident Project), un progetto di ricerca che mira ad applicare nei cantieri tecnologie avanzate nell'ambito dell'IT o della sensoristica per monitorare il livello di sicurezza dell'ambiente e degli operatori.

“Un aspetto su cui ci siamo particolarmente concentrati è il monitoraggio dell'eventuale insorgere di rischi non pianificati. Abbiamo ideato una rete di sensori installati nell'impianto e sulle persone per avere un controllo continuo e in tempo reale delle condizioni del lavoro. A ogni operatore viene assegnato  un safety badge dotato di funzioni integrate in grado di rilevare l'utilizzo delle protezioni adatte, controllare i parametri biometrici e inviare richieste di soccorso” spiega Daniela Pestonesi, responsabile del progetto.

La ricerca Enel ha poi sviluppato un materiale innovativo per guanti da lavoro, in grado di proteggere chi lavora sui cavi di tensione: l'obiettivo è garantire (rispetto ai guanti attualmente in uso) una maggiore resistenza e l'isolamento dall'arco elettrico. Centri di eccellenza per lo sviluppo di nanomateriali stanno mettendo a punto prototipi da sottoporre a test di certificazione.

“Ci sono ancora ampi margini di miglioramento. È necessario affiancare all'innovazione nuovi metodi di training per aumentare il livello di consapevolezza del rischio: l'utilizzo di tecnologie di realtà virtuale può facilitare questo percorso” ha concluso la Pestonesi.