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Vantaggi e investimenti: la strada italiana all'efficienza energetica fa da buon esempio per il resto dell'Europa e presenta numeri significativi grazie a imprese e cittadini che hanno scelto di ridurre costi e consumi con soluzioni che aiutino l'uso più attento dell'energia.

L'Italia ha già raggiunto il 20% del target 2020 del Piano d'azione per l'efficienza energetica (PAEE) e i benefici economici ottenuti parlano di oltre 2 miliardi di euro di risparmio sulle importazioni di gas e petrolio, un taglio dei consumi di 7,55 Mtep all'anno e 18 milioni di tonnellate di emissioni di CO2 in meno. Secondo l'ultimo rapporto dell'ENEA in materia, le politiche nazionali sull'efficienza energetica hanno dato risultati importanti, ma il fatto che l'intensità energetica, cioè il rapporto tra consumi e Pil, non stia calando indica la necessità di sforzi ulteriori.

Ecobonuse Certificati bianchi sono stati tra gli strumenti più efficaci per sostenere e incentivare cittadini e imprese a realizzare interventi di efficienza energetica. Il Rapporto ENEA rileva che, dal 2007 al 2013, più di 2 milioni di famiglie italiane hanno beneficiato del meccanismo delle detrazioni fiscali investendo oltre 22 miliardi di euro per riqualificare energeticamente le proprie abitazioni. Il circolo virtuoso attivato dagli ecobonus ha così contribuito ogni anno a generare una media di 40mila occupati e a ridurre i consumi energetici dell'Italia di 0,9 Mtep. Grazie al meccanismo dei Titoli di efficienza energetica, i cosiddetti Certificati bianchi, il risparmio nei consumi è stato invece di 3,4 Mtep.

Le imprese che scelgono l'efficienza energetica continuano a investire nel campo e secondo una recente indagine internazionale realizzata da DNV GL-Business Assurance in collaborazione con l'Istituto GFK Eurisko le aziende italiane danno il buon esempio in fatto di spese per l'efficientamento. A spingere gli investimenti è soprattutto la convinzione che un consumo più attento contribuisce a ridurre i costi operativi con ricadute benefiche sul business. Ma secondo l'indagine l'impegno e gli investimenti in efficienza, che interessano il 64% delle aziende italiane interpellate, non coincide con l'efficacia: manca spesso un approccio integrale e a lunga durata così come un'attenzione costante a monitorare i reali benefici ottenuti.

C'è ancora molta strada da fare è l'adagio che accompagna quasi tutte le analisi sullo stato dell'efficienza energetica in Italia (e in molti altri Paesi) alla quale vengono riconosciuti risultati e meriti, ma anche poco sguardo prospettico e ostacoli da eliminare. Per l'ENEA, ad esempio, le barriere da superare sono soprattutto di carattere normativo, con l'esigenza di una maggiore omogeneizzazione e semplificazione, e di accesso al credito per il quale è sottolineata la necessità di individuare strumenti che premino di più la validità dei progetti e non solo il merito creditizio di chi li propone. Per DNV GL-Business Assurance sono invece le incertezze economiche a ostacolare l'approccio a tutto tondo delle aziende italiane all'efficienza energetica. Dall'analisi dell'ente di certificazione emerge infatti che, pur prevedendo l'aumento degli investimenti futuri (il 56% degli intervistati le imprese faticano a sviluppare progetti strutturati e di lungo periodo perché prediligono altre priorità (46% degli intervistati) o temono di intraprendere un percorso strategico nel quale vedono costi elevati di implementazione e mantenimento delle soluzioni per l'efficienza energetica (33%).