Smart City e il sistema Bari

{{item.title}}

Lo scorso giugno a Nizza durante il Salone dell'Innovazione un gruppo di urbanisti, architetti e informatici riuniti sotto il nome Reinnaisance Urbaine hanno presentato il manifesto “The Smart Cities we need”

Dalla lettura del documento emergono le tre caratteristiche principali e necessarie per le trasformazioni urbane: infrastrutture digitali e connesse, partecipazione dei cittadini e progettazione di nuovi spazi comuni. L'altra sfida per le smart city è quella di passare dai singoli progetti alla scala dell'intera città metropolitana regionale, attraverso una visione strategica e una piattaforma integrata. 

Quest'ultimo è il problema che devono affrontare gran parte delle città italiane. L'Anci (Associazione Nazionale Comuni Italiani) ha censito 1227 progetti in tutta la penisola attraverso il proprio Osservatorio sulle Smart City: almeno 800 di questi offrono un servizio di mobilità in condivisione o app per trovare il parcheggio, ma manca una strategia integrata, una logica di sistema per creare un vero e proprio ecosistema e raggiungere obiettivi come il risparmio energetico, il miglioramento della viabilità e l'offerta dei servizi partecipativi ai cittadini. 

Tra le città del Mezzogiorno, Bari è la principale candidata al ruolo di smart city e Enel sta investendo risorse e tecnologie nel capoluogo pugliese attraverso una serie di progetti e infrastrutture integrate come il PAN (Puglia Active Network), un sistema elettrico intelligente che migliora l'efficienza e le prestazioni della rete elettrica (8000 cabine di distribuzione) integrando l'energia generata dagli impianti rinnovabili (circa 5000 MW). Oppure come il progetto Unico, programma di telelettura integrata delle forniture di gas e acqua degli utenti privati e dell'illuminazione pubblica, grazie a un accordo tra Enel Distribuzione, Amgas, Aqp e Comune di Bari. 

Inoltre il Distretto Produttivo di informatica di Bari è uno dei più attivi, con 98 imprese, 3 consorzi e 4 atenei, 4000 addetti e un fatturato complessivo sui 500 milioni di euro. L'obiettivo del Distretto è promuovere attività di ricerca industriale e la realizzazione di banche dati e osservatori permanenti. Al suo interno vi sono realtà importanti come Expriva, società specializzata nello sviluppo di software, quotata nel segmento Star di Borsa Italiana, che ha progettato la piattaforma «Area Vasta Metropoli Terra di Bari» grazie al quale gli utenti di 28 comuni possono accedere online a numerosi servizi, dal pagamento di tributi ai certificati anagrafici fino alle autorizzazioni paesaggistiche. Oppure la Cle, che ha progettato il primo sistema di teleconsulto per la cura, in remoto, dell'emofilia pediatrica, o la Macnil, azienda ideatrice di InfoSmartCity, un'app per connettere i sensori presenti nelle smart cities, aggregando tutte le informazioni di pubblica utilità dai parcheggi disponibili, al traffico, ai centri di raccolta differenziata. 

Al contempo però, per lo sviluppo di una smart city, è importante dare vita e spazio anche a quelle operazioni che arrivano dal basso e che mirano a rivitalizzare spazi urbani abbandonati o sottoutilizzati: proprio a Bari è nato e cresciuto PopHub, progetto di innovazione sociale per creare una rete tra persone e spazi urbani che permetta di trasformare il patrimonio dismesso in una risorsa. Attraverso Pop Hub si è creata una vasta comunità connessa sia fisicamente sia attraverso i social e la app mobile, che ha fatto emergere nuovi talenti e rivitalizzato un'ala del mercato coperto di Carbonaro rimasta sfitta per dieci anni e trasformata in uno spazio vitale di incontri, corsi e presentazioni di nuove realtà imprenditoriali, e un'ex arena cinema che è stata fatta rivivere in una notte di mezza estate. Oltre a questo i tipi di Pop Hub, in collaborazione con il Comune di Bari, hanno organizzato una call for solution, che ha premiato con un finanziamento cinque progetti di microimpresa giovanile. Solo con questa integrazione tra tecnologia e partecipazione, comunità digitali e reti umane, si può creare una solida smart city, perché, come ha scritto recentemente Aldo Bonomi su Il Sole 24ore, “non c'è smart city senza social city”.