Conferenza ICESP: lo stato dell’arte dell’economia circolare in Italia

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Maturare la consapevolezza che l’economia circolare è un punto di vista radicalmente diverso che coinvolge tutti. E’ il messaggio della IV conferenza annuale dell’Italian Circular Economy Stakeholder Platform (ICESP), il network promosso da ENEA (l’Agenzia Nazionale per le Nuove tecnologie, l’Energia e lo Sviluppo economico sostenibile) per favorire il dialogo tra enti di ricerca, aziende, amministrazioni pubbliche e associazioni che operano nell’ambito dell’economia circolare. Ad oggi ne fanno parte 161 soggetti, tra questi il nostro Gruppo, uno tra i 18 membri fondatori che nel 2018 hanno dato vita alla piattaforma, corrispettivo italiano dell’europea ECESP.

Durante la conferenza, che si è tenuta il 2 dicembre a Roma incentrata su “Gli approcci collaborativi come strumento per favorire la transizione circolare dei modelli di produzione e consumo e delle città”, sono stati presentati i risultati che i sette Gruppi di Lavoro di ICESP hanno prodotto, ognuno in un ambito specifico, grazie alla collaborazione di 260 organizzazioni e più di 800 esperti.

“Anche quest’anno l’indice complessivo di circolarità posiziona l’Italia al primo posto, ma bisogna sottolineare che questo risultato è principalmente frutto delle nostre ottime prestazioni sul riciclo. Siamo invece piuttosto indietro sui consumi di energia e materiali, nello sharing e soprattutto negli investimenti per la ricerca e l’innovazione. Serve un cambio di passo”. Così è intervenuto Roberto Morabito, Presidente di ICESP e Direttore del Dipartimento di Sostenibilità dei Sistemi Produttivi e Territoriali di ENEA, introducendo i lavori.

La parola è quindi passata ai coordinatori di alcuni Gruppi di Lavoro, prima di una tavola rotonda con tecnici ed esponenti della politica italiana ed europea.

Nel suo intervento “Modelli di produzione e consumo circolari”, Fernanda Panvini, nostra Responsabile Economia Circolare Italia e co-coordinatrice per ICESP del Gruppo di Lavoro 4 (Catene di valore sostenibili e circolari), ha sottolineato come l’economia circolare abbia origine da una efficace progettazione dei prodotti: “Il processo circolare ha inizio dall’ecoprogettazione, che deve coinvolgere tutte le fasi, dalla scelta delle materie prime – il meno possibile vergini e comunque tracciabili – alla produzione e al packaging, con un occhio di riguardo alla disassemblabilità per favorire il riciclo e il recupero”.

Si tratta di un tipo di progettazione che va nella direzione di allungare la vita utile dei prodotti, “ai quali bisogna pensare sempre più in termini di servizio che di possesso” ha aggiunto Panvini, richiamando un altro dei cambi di paradigma alla base dell’economia circolare. E ha concluso il suo intervento invitando a guardare al tema della circolarità dei prodotti da due punti di vista: quello del consumatore, che ha necessità di avere informazioni chiare per compiere scelte consapevoli, ad esempio attraverso le etichette energetiche, il passaporto dei materiali, gli indicatori di circolarità, e ha il “diritto alla riparabilità” dei prodotti per prolungarne il ciclo di vita; e quello delle aziende, che attraverso pratiche di economia circolare possono ottenere vantaggi competitivi e di reputazione.